20 luglio 2007

perché a Roma un concerto deve costare il doppio ?

Mettiamo il caso che vi interessi un concerto di Paolo Conte. Sapete già che farà un concerto dalle vostre parti, e volete sapere prezzo e possibilità di comprare i biglietti. Quindi trovate su internet il sito incaricato della vendita on line (a proposito, se usate il call center vi fa pagare 0,80 euro più iva al minuto; cioè pagate sia per il biglietto sia per dirgli che comprate il biglietto) e cercate.

I risultati di oggi sono qui. Cambieranno nel tempo, quindi ho catturato l'immagine.

Come può vedere, a Ostia antica (poco fuori Roma, ma è presumibile che la maggior parte dei potenziali spettatori provenga da Roma) il biglietto parte da 45 euro; per tutti gli altri concerti di Paolo Conte, indifferentemente al sud o al nord, il prezzo va da 20 a 25 euro.
Perché i romani devono pagare il doppio di un sardo o di un friulano ?

E' vero che a Ostia Antica il concerto si tiene in un sito archeologico, ma anche a Cagliari è così: e chi conosce il posto sa che il teatro romano è suggestivo, ma non è né raccolto, né comodo per gli spettatori.

Ovviamente la bravura di Paolo Conte come cantautore non si discute, ma supponendo che l'ingaggio di Paolo Conte e l'allestimento e le spese per lo spettacolo siano le stesse (e non si vede perché debba essere il contrario) dove vanno a finire gli incassi in più ?

La risposta che viene in mente per prima è: nelle tasche degli organizzatori. E se è vero che pure nei piccoli centri possono esistere organizzatori voraci, capita che nelle grandi città è probabilmente più facile trovare un numero sufficiente di polli disposti a farsi spennare in questo modo.

Tutto ciò crea un effetto a catena per cui tutti gli organizzatori si sentono autorizzati ad aumentare i prezzi a dismisura: e così chi va a un concerto finisce per arricchire un intermediario che con la musica non c’entra nulla.

chico cesar

E' arrivato il concerto dell'estate che più aspettavo (almeno a Roma). Stasera Chico Cesar suonerà a villa ada.
Istruzioni per l'uso:
non cantare a squarciagola le canzoni, soprattutto se stonati.
se si arriva dopo, non mettersi davanti a qualcuno ostruendogli la visuale.
se si parla con qualcuno durante le canzoni, fare in modo che senta solo lui e non le trenta persone vicino.
Realizzatori di video con macchina fotografica digitale (piaga recente): non è che dico di non farli, ma pensateci. Siete sicuri che valga la pena di distrarsi dal concerto per fare un video di due minuti che poi vedrete in un rettangolino piccolo e con un audio difettoso (e in più date fastidio a quelli dietro) ?
Fascisti di piazza vescovio: non venire.
Portatori di coltello: lasciarlo a casa per tagliare il prosciutto.
Siccome questo post non parla davvero di chico cesar, cantautore brasiliano che dicono essere l'erede di caetano veloso, per chi arriva da google, questo è il suo sito ufficiale (in portoghese).

Update 2008:
incredibilmente (e fortunatamente) pochi a Roma sembrano essersi accorti di quanto è bravo Chico Cesar (per gli amici Ciccio Cesare) e così non solo è possibile vederlo di nuovo a Villa Ada (o villa ada savoia, come dice il sito dell'estate romana rifatto in stile orbace per alemanno) lunedì 20 luglio per soli 10 euro (volendo c'è anche un abbonamento da 7 giorni a 15 euro), ma andando verso le 10 è possibile piazzarsi comodamente in prima fila sotto al palco. Nel frattempo Ciccio ha fatto un altro ottimo disco "Francisco, forrò e frevo" molto tradizionale nordestino.

18 luglio 2007

mala tempora currunt




Naturalmente è sempre sbagliato cercare di ricavare informazioni sui cambiamenti della società osservando le scritte sui muri, dal momento che potrebbero essere opera di qualche isolato. Eppure qualche indicazione di massima si può ottenere.
La prima è stata scritta a casal bertone, a pochi metri da dove è stato fatto l'assalto dell'11 luglio, probabilmente dagli assalitori stessi. La seconda parte è stata ben cancellata e non si legge quasi più, ma c'era scritto "più case, meno calabresi!".
E' sintomatico pensare che una ventina d'anni fa (almeno per quello che mi ricordo io) il razzismo a roma di fatto non c'era. Non c'era neanche l'immigrazione di massa dall'estero. Quando è arrivata l'immigrazione, sono mancate le politiche di integrazione, e contemporaneamente la sinistra in città si è lanciata nella politica del grande evento mediatico e ha smesso di fornire risposte alle periferie. A cui sono rimaste solo le risposte, sbagliate, della destra. E così, via gli stranieri dall'italia, via i calabresi da roma, via i romani da focene, in un delirio che sembra peggiorare ogni giorno.


La seconda scritta invece è ancora leggibile (ma è rassicurante che per ogni scritta idiota c'è sempre una mano pietosa pronta a cancellare o a ritoccare) e svela l'obiettivo ultimo dell'offensiva filo-vaticana del family day: la legge 194. E' stato scritto vicino alla sede dell'inquietante movimento "militia christi", la risposta cattolica ai talebani afghani. Anche se dopo il roma pride e i sex crimes i papa boys mi sembrano piuttosto abbacchiati, non è il caso di dimenticare dove vorrebbero arrivare.

L'ultima scritta è vicino a casa mia. E' solo la dimostrazione che se proprio si vogliono scrivere delle cazzate, è almeno possibile fare in modo che siano simpatiche e divertenti.

14 luglio 2007

Non son l'uno per cento

(Italia 2006) di Antonio Morabito con Alfonso Nicolazzi, Gigi Di Lembo, Donato Landini, Dominique Stroobant, Massimiliano Giorgi, Angelo Dolci
"Se si guarda a come va il mondo, come si fa a non essere anarchici?".Comincia così questo documentario in forma di intervista a 5 anarchici della FAI. Si scorrono così la storia del movimento, il rapporto con la città di Carrara, le cave di marmo, la sede conquistata con la liberazione, le vite degli intervistati, la vittoria popolare della chiusura dell'inceneritore della montedison che inquinava la città, i rapporti con i movimenti no global e i recenti episodi attribuiti a sigle anarchiche.
Con una sorpresa amara: Alfonso Nicolazzi, il tipografo che stampava Umanità Nova, che mentre lo si sente parlare viene voglia di andare a Carrara apposta per conoscerlo, è morto nel 2005, durante la lavorazione del documentario.
Dove, come non capita spesso, a parlare dell'anarchismo sono gli anarchici stessi.

06 luglio 2007

Processo agli aggrediti

Il processo agli aggrediti di giovedì a villa ada è cominciato oggi per direttissima.
Ricapitolando la storia, giovedì scorso, dopo il concerto della banda bassotti, quando buona parte delle persone (tra cui me) era andata via, un centinaio di fascisti di piazza vescovio è arrivato al grido di "duce, duce", armato di coltelli e bastoni ( e di corsa e in formazione militare, sembra) a seminare il panico: tra gli spettatori, che hanno provato a difendersi, il più grave ha ricevuto 9 coltellate, di cui due a un centimetro dal polmone.
La polizia è arrivata molto in ritardo (nonostante a fianco all'entrata di villa ada ci sia una grande caserma dei carabinieri) e non ha trovato di meglio da fare che fermare quattro spettatori per i consueti reati "da manifestazione".
Gli aggressori erano intanto scappati e non sono stati identificati.
Aggressioni fasciste di questo tipo avvengono spesso fuori da luoghi politicizzati come i centri sociali, stavolta è avvenuta in un luogo "neutrale" (anche se il concerto non lo era) e ricorda piuttosto il caso di renato biagetti.
Invece è purtroppo usuale trovare guai ad avere a che fare con le forze dell'ordine: da napoli e genova 2001 a Federico Aldrovandi, dalla manifestazione contro forza nuova a milano a questi fatti di villa ada, per restare solo nel ventunesimo secolo.
E' altrettanto usuale che qualche politico e qualche giornale abbia accomunato aggressori e aggrediti nella teoria degli opposti estremismi.
Il processo per direttissima ai quattro spettatori è cominciato oggi.
Sarebbe inaccettabile una conclusione con una doppia beffa: aggrediti e condannati.

E sabato manifestazione, le ultime notizie dicono da villa ada a piazza sant'emerenziana e ritorno. Piazza Vescovio non è stata concessa per timori di scontri e perché è "troppo fascista". Ma comunque si potrà manifestare contro la violenza fascista nel quartiere "nero". Consiglio comunque la visita di piazza vescovio (senza dare troppo nell'occhio - e non sabato, perché c'è un sit-it neofascista): c'è un'atmosfera pesante, sembra un po' di essere in un film sulla dittatura argentina.