15 novembre 2016

La sharing economy spiegata con esempi

Innanzitutto, in molti degli esempi che seguiranno, la definizione sharing economy è usata a sproposito.
Si può parlare di economia della condivisione quando qualcuno condivide un bene di suo proprietà con altri che contribuiscono ai costi di gestione, preferibilmente senza intermediari.
L'esempio più classico è condividere un viaggio in macchina e dividere le spese di benzina.
Per gli esempi che seguono è più appropriato parlare di "gig economy" (economia dei lavoretti) o "platform capitalism" (capitalismo di piattaforma).

Uber
E' come un taxi, solo che lo avete chiamato mediante una app. Il prezzo per voi è uguale, l'autista prende molto di meno, la differenza (naturalmente esentasse) va a un miliardario americano con le scarpe da ginnastica. Molti lo amano perché qualche volta hanno litigato con un tassista. L'autista di Uber non può essere altrettanto sgarbato neanche se volesse, perché teme i feedback negativi.

Airbnb
E' un alloggio in case private che costa come un hotel. Il padrone di casa può essere uno studente che affitta un letto in più per pagarsi gli studi come un proprietario di molte case sfitte. Sia il proprietario che l'inquilino cliente pagano una ricca commissione ad Airbnb che va, sempre esentasse, nelle tasche di un miliardario americano con le scarpe da ginnastica.

Foodora (e altri intermediari di consegne di cibo a domicilio)
Voi comprate il pranzo o la cena da un ristorante e ve lo consegna entro mezz'ora a casa un fattorino (ma loro lo chiamano biker, volete mettere ?) in divisa. Voi pagate il conto del ristorante più 2,90 (ma potete anche dare una "mancia alla flotta" via carta di credito), il ristorante versa il 30% del conto (il 25% se contratta duramente) al miliardario con le scarpe da ginnastica, stavolta tedesco (e quindi non esentasse, forse). E il "biker" quanto guadagna? Il contratto nazionale collettivo della logistica prevedrebbe 7,50 all'ora più un euro a consegna, più spese telefoniche e manutenzione bici. Invece all'inizio foodora dava 5 euro all'ora (solo per le ore effettivamente lavorate), poi è passata a 2,40 a consegna. A ottobre a Torino si sono incazzati e hanno fatto sciopero.