30 aprile 2020

Gianni Rodari 1920-1980

“Sono un uomo senza passato
me ne infischio del mio passato
il mio passato è una bambina
di sette anni che andava in cartiera
e che io ho chiamato madre
i miei casi meschini
sono meno che merda
di fronte alla sua paura
alle sue piccole gioie così piccole
che la storia non potrà registrare
nel mio passato c’è un uomo
che ha impastato milioni di pani
e che io ho chiamato padre
il mio passato è il suo odio
per il suo padrone
il suo amore per i gatti
la sua docile morte
io amo il mio passato
Lenin Marx Giulio Cesare Mosè
sono il mio passato
Gesù Cristo e lo schiavo
che costruì le piramidi
tutti gli umiliati e gli offesi dei millenni
il pitecantropo e il suo fuoco magico
Leopardi Dante e Socrate e mia nonna
che insegnava a cantare nella sua chiesa paesana
le montagne sono il mio passato
i laghi prealpini e i loro pesci
le stelle e i loro pianeti
le candele e i loro altari
le trottole i mitragliatori
i nidi delle processionarie
il Vangelo il Corano di Vittorio
gli occhiali di Togliatti
i fuochi della Rivoluzione d'Ottobre
Robespierre e la sua ghigliottina
Gandhi e il suo fuso
Spinoza e il suo latino
Rabelais e i suoi giochi di parole
Breton Orazio Sacco e Vanzetti
Pinelli è il mio passato
la Ghirlandina e i suoi morti
San Gemignano e le sue torri
Dostoevskij primo amore
Tolstoj fiume senza parole
i bachi da seta sono il mio passato
i dinosauri Hitler Mussolini
Churchill Stalin Roosevelt Moscatelli
e persone che voi non conoscete
morti che io non ho conosciuto
tutto ciò che saprò
tutto quello che non saprò mai
e le alghe in fondo ai mari
i mari in fondo all’universo
l'universo in fondo ai suoi microbi
le lune in fondo ai loro cieli
le parole in fondo alle loro vene
i pazzi i profeti gli assassini i preti
i poeti i lebbrosi i dervisci
gli impiegati d’ordine
i manovali portatori di terra
lo zio disperso nelle Americhe del Sud
le sue ossa spolpate dalla lontananza
io sono il mio passato
il vostro presente
l’avvenire di tutti
me ne infischio del mio nome
posso perdermi senza rimpiangermi
come si perdono i capelli
sotto le forbici del parrucchiere
come si perde il sole ogni sera
come si perdono le parole
con cui si finge di vivere,
di essere un tale, quel tale,
questo tale,
questo stronzo.”
(Versi  di Gianni Rodari. Sono praticamente sconosciuti e furono trovati postumi dall'autore della sua biografia, Marcello Argilli, tra i quaderni privati dello scrittore, morto 40 anni orsono)

Nessun commento: