Nel sessantesimo anniversario del ritorno di Trieste all'Italia, un sintetico e condivisibile articolo senza il mefitico revisionismo che va tanto di moda di questi tempi.
28 ottobre 2014
09 ottobre 2014
Bressanini - pane e bugie - Le bugie nel carrello
Partiamo per una volta dalla conclusione. Se cercate informazioni serie e non banali su quali prodotti o ingredienti facciano bene o male alla salute, questi libri non fanno per voi.
Se invece cercate una giustificazione pseudoscientifica per mangiare di tutto senza preoccuparsi troppo oppure se avete una chiara antipatia per coop, naturasì, greenpeace, slow food e Carlo Petrini, movimenti ecologisti in genere, prodotti biologici e Alfonso Pecoraro Scanio, questi libri probabilmente vi piaceranno molto.
Mi sono procurato questi libri spinto dalla grande popolarità di Dario Bressanini, praticamente un comandante Schettino al contrario.
Sono scritti alla maniera di un articolo da rivista scientifica, con le (molte) note numerate e riportate a fine capitolo.
Ogni paragrafo inizia con una prolissa trattazione di metodo, ad esempio argomentando che gli esperimenti su tossicità o effetto cancerogeno sono effettuati sui ratti e potrebbero non essere indicativi sugli effetti sull'uomo (in realtà nel corso del libro gli esperimenti saranno alternativamente indicativi oppure no a seconda della tesi che Bressanini vorrà sostenere) oppure una lunga trattazione su come funziona la produzione di un articolo scientifico, l'esperimento che gli sta alla base, la pubblicazione, la peer review o il prestigio.
A fine paragrafo arriva, imprevista, una sentenza lapidaria.
Per chi come me ha frequentato il corso di Economia applicata all'ingegneria del compianto Ilio Adorisio, in cui le nozioni di microeconomia classica erano integrate da letture di epistemologia da Popper a Kuhn fino a Rorty, la sacralità che Bressanini assegna alla scienza appare un po' ottocentesca.
Oltre 100 pagine sono dedicate agli OGM, con tutta una serie di citazioni di "prestigiosi" articoli da seguire, altri da ridicolizzare, addirittura un capitolo dedicato alla disamina di atti processuali americani, una ardita comparazione con l'irradiamento del grano che secondo l'autore meriterebbe la stessa opposizione che si dà agli OGM, tutto per arrivare alla conclusione che non si può dire oggi se gli OGM fanno male.
Anzi no, la vera conclusione è la seguente postilla:
l'autore del presente libro dichiara di non avere conflitti di interesse, di non possedere azioni Monsanto, di non ricevere donazioni o finanziamenti da istituzioni pubbliche o aziende private per parlare e scrivere di OGM, e di non avere in generale nulla da guadagnare, o da perdere, dalla coltivazione e dal commercio di organismi transgenici.
Se è stato ritenuto opportuno inserirla, si vede che la sua trattazione poteva apparire sospetta non solo ai malpensanti come me.
Si passa poi all'agricoltura biologica. Si può saltare direttamente alle conclusioni: dal punto di vista nutritivo non c'è differenza con quella con uso di pesticidi. Dal punto di vista della biodiversità quella biologica è più rispettosa dell'ambiente a parità di superficie coltivata, ma poiché spesso la resa del biologico è minore, la situazione è pari. Per confondere le idee si parla dell'Africa, dove in presenza di malnutrizione e terreni aridi, promuovere il biologico per l'autore sarebbe uno schiaffo alla povertà.
Passiamo al km.0. L'autore deve ammettere che in qualche caso i prodotti locali permettono di risparmiare energia, ma non sempre. E comincia a citare situazioni limite, prodotti fuori stagionalità, paesi artici. Fino ai paradossi di considerare la benzina che il consumatore fa per raggiungere il punto vendita, il forno per cuocere e la luce accesa mentre si mangia.
In generale Bressanini, contesta i vocaboli "naturale" e "chimico" utilizzati nel mercato agroalimentare in quanto, sostiene, tutto è naturale e chimico.
Infine parla di alcuni cibi. La banana che si estinguerà entro 20 anni se non si passa al biologico. Il pesto che contiene una sostanza cancerogena (per i topi) presa dal basilico. Il glutammato che è una sostanza contenuta in natura in vari elementi, responsabile del sapore umami, che non merita secondo l'autore la guerra che gli si fa. Lo zucchero bianco che non è diverso da quello di canna. E il latte, che se non pastorizzato può causare gravi infezioni batteriche. Cosa hanno in comune questi casi? Sono funzionali a sbugiardare ecologisti, blogger o sostenitori del biologico, che in questi casi hanno preso posizione nettamente e, secondo l'autore, in maniera incoerente.
Una nota a parte meritano i titoli accademici di Bressanini, che nei due volumi si definisce alternativamente "scenziato" o "chimico". La quarta di copertina lo presenta come "Ricercatore all'università dell'Insubria": ciò crea un momento di umorismo involontario quando scrive che i mass media prendono per oro colato "uno studio dell'università pincopallo"(sic!)
Come lettore avrei preferito ad esempio sapere perché, e se è sano, che negli insaccati ci siano E300 acido ascorbico, E252 (nitrato di potassio), E250 (nitrito di sodio), lattosio e saccarosio.
Con Bugie nel carrello Bressanini aggiusta un po' il tiro. Devono avergli fatto sapere che persone attente all'alimentazione sono suoi possibili lettori e non detestano Greenpeace o Slow Food e quindi più saggiamente punta il mirino verso il marketing e il business alimentari.
E quindi fornisce anche qualche informazione utile.
La suddivisione in argomenti discende dalla seconda parte di Pane e bugie: un capitolo, un prodotto.
Se non volete investire i 12 euro circa, vi faccio da spoiler. Da qui in poi è un mio libero sunto delle opinioni di Bressanini.
Il kamut non è un tipo di frumento ma un marchio registrato di una società americana. Non è più nutriente di altri cereali, non discende dai faraoni, non è adatto ai celiaci, è biologico ed è molto caro: l'unica peculiarità sarebbe il gusto.
Le patate arricchite al selenio sono utili in luoghi dove gli alimenti sono poveri di selenio, come la cina del nord . In Italia gli alimenti sono sufficientemente ricchi di selenio e quindi la patata al selenio è un frutto del marketing.
La mortadella deve contenere conservanti, anche quella che il marketing chiama naturale, per evitare il rischio del botulino. I nitriti possono avere un effetto cancerogeno, ma se il consumo è basso è basso anche il rischio. Il prosciutto crudo invece è conservato solo con il sale.
Il pomodoro di Pachino è originario di Israele e coltivato in Sicilia solo dalla fine degli anni '70.
Il vino biodinamico equivale a un vino biologico (qui Bressanini ci infligge 20 pagine di citazioni steineriane con successiva ridicolizzazione).
La mozzarella di bufala può contenere latte vaccino (anche secondo il disciplinare d.o.p.).
I coloranti (classificazione da E100 a E199) si trovano in molti prodotti, alcune volte impropriamente: finalmente Bressanini è contro qualcosa di industriale.
Il tonno contiene mercurio.
Bere latte da adulti non è sconsigliato, se non siete intolleranti.
Le uova di galline allevate in gabbia (tipo 3) non hanno differenza nutritiva con quelle allevate a terra (tipo 1 e 0). Qui per un tipico paradosso Bressaniniano per cui se nulla è dimostrabile, tutto è possibile, ipotizza che le uova di galline allevate a terra potrebbero essere anche più dannose di quelle allevate in gabbia se il terreno fosse inquinato da diossina.
Il prezzo del vino influenza (secondo molti test effettuati alla cieca) la percezione del gusto.
E il capitolo migliore, sul burro: informazioni storiche, nutritive e industriali. Il burro centrifugato, come quelli prodotti all'estero è migliore di quelli per affioramento tipici delle produzioni italiane.
Il libro si chiude con due ritorni all'antico: un elogio del biologo Strampelli, inventore del grano Senatore Cappelli e padre spirituale (secondo Bressanini) dei ricercatori OGM e un cenno alle carni derivate dalla clonazione di animali: per ora i risultati sono insoddisfacenti, ma state tranquilli, dice Bressanini: non fanno male.
UPDATE: ho scoperto che esiste una specie di collana della serie XXX e bugie. Così esiste, con la stessa grafica, "Salute e bugie", filiazione di questo blog, che fa giustizia di omeopatia, metodi stamina e Di Bella, teorie anti-vaccini e scoop iene-style.
Se invece cercate una giustificazione pseudoscientifica per mangiare di tutto senza preoccuparsi troppo oppure se avete una chiara antipatia per coop, naturasì, greenpeace, slow food e Carlo Petrini, movimenti ecologisti in genere, prodotti biologici e Alfonso Pecoraro Scanio, questi libri probabilmente vi piaceranno molto.
Mi sono procurato questi libri spinto dalla grande popolarità di Dario Bressanini, praticamente un comandante Schettino al contrario.
Sono scritti alla maniera di un articolo da rivista scientifica, con le (molte) note numerate e riportate a fine capitolo.
Ogni paragrafo inizia con una prolissa trattazione di metodo, ad esempio argomentando che gli esperimenti su tossicità o effetto cancerogeno sono effettuati sui ratti e potrebbero non essere indicativi sugli effetti sull'uomo (in realtà nel corso del libro gli esperimenti saranno alternativamente indicativi oppure no a seconda della tesi che Bressanini vorrà sostenere) oppure una lunga trattazione su come funziona la produzione di un articolo scientifico, l'esperimento che gli sta alla base, la pubblicazione, la peer review o il prestigio.
A fine paragrafo arriva, imprevista, una sentenza lapidaria.
Per chi come me ha frequentato il corso di Economia applicata all'ingegneria del compianto Ilio Adorisio, in cui le nozioni di microeconomia classica erano integrate da letture di epistemologia da Popper a Kuhn fino a Rorty, la sacralità che Bressanini assegna alla scienza appare un po' ottocentesca.
Oltre 100 pagine sono dedicate agli OGM, con tutta una serie di citazioni di "prestigiosi" articoli da seguire, altri da ridicolizzare, addirittura un capitolo dedicato alla disamina di atti processuali americani, una ardita comparazione con l'irradiamento del grano che secondo l'autore meriterebbe la stessa opposizione che si dà agli OGM, tutto per arrivare alla conclusione che non si può dire oggi se gli OGM fanno male.
Anzi no, la vera conclusione è la seguente postilla:
l'autore del presente libro dichiara di non avere conflitti di interesse, di non possedere azioni Monsanto, di non ricevere donazioni o finanziamenti da istituzioni pubbliche o aziende private per parlare e scrivere di OGM, e di non avere in generale nulla da guadagnare, o da perdere, dalla coltivazione e dal commercio di organismi transgenici.
Se è stato ritenuto opportuno inserirla, si vede che la sua trattazione poteva apparire sospetta non solo ai malpensanti come me.
Si passa poi all'agricoltura biologica. Si può saltare direttamente alle conclusioni: dal punto di vista nutritivo non c'è differenza con quella con uso di pesticidi. Dal punto di vista della biodiversità quella biologica è più rispettosa dell'ambiente a parità di superficie coltivata, ma poiché spesso la resa del biologico è minore, la situazione è pari. Per confondere le idee si parla dell'Africa, dove in presenza di malnutrizione e terreni aridi, promuovere il biologico per l'autore sarebbe uno schiaffo alla povertà.
Passiamo al km.0. L'autore deve ammettere che in qualche caso i prodotti locali permettono di risparmiare energia, ma non sempre. E comincia a citare situazioni limite, prodotti fuori stagionalità, paesi artici. Fino ai paradossi di considerare la benzina che il consumatore fa per raggiungere il punto vendita, il forno per cuocere e la luce accesa mentre si mangia.
In generale Bressanini, contesta i vocaboli "naturale" e "chimico" utilizzati nel mercato agroalimentare in quanto, sostiene, tutto è naturale e chimico.
Infine parla di alcuni cibi. La banana che si estinguerà entro 20 anni se non si passa al biologico. Il pesto che contiene una sostanza cancerogena (per i topi) presa dal basilico. Il glutammato che è una sostanza contenuta in natura in vari elementi, responsabile del sapore umami, che non merita secondo l'autore la guerra che gli si fa. Lo zucchero bianco che non è diverso da quello di canna. E il latte, che se non pastorizzato può causare gravi infezioni batteriche. Cosa hanno in comune questi casi? Sono funzionali a sbugiardare ecologisti, blogger o sostenitori del biologico, che in questi casi hanno preso posizione nettamente e, secondo l'autore, in maniera incoerente.
Una nota a parte meritano i titoli accademici di Bressanini, che nei due volumi si definisce alternativamente "scenziato" o "chimico". La quarta di copertina lo presenta come "Ricercatore all'università dell'Insubria": ciò crea un momento di umorismo involontario quando scrive che i mass media prendono per oro colato "uno studio dell'università pincopallo"(sic!)
Come lettore avrei preferito ad esempio sapere perché, e se è sano, che negli insaccati ci siano E300 acido ascorbico, E252 (nitrato di potassio), E250 (nitrito di sodio), lattosio e saccarosio.
Con Bugie nel carrello Bressanini aggiusta un po' il tiro. Devono avergli fatto sapere che persone attente all'alimentazione sono suoi possibili lettori e non detestano Greenpeace o Slow Food e quindi più saggiamente punta il mirino verso il marketing e il business alimentari.
E quindi fornisce anche qualche informazione utile.
La suddivisione in argomenti discende dalla seconda parte di Pane e bugie: un capitolo, un prodotto.
Se non volete investire i 12 euro circa, vi faccio da spoiler. Da qui in poi è un mio libero sunto delle opinioni di Bressanini.
Il kamut non è un tipo di frumento ma un marchio registrato di una società americana. Non è più nutriente di altri cereali, non discende dai faraoni, non è adatto ai celiaci, è biologico ed è molto caro: l'unica peculiarità sarebbe il gusto.
Le patate arricchite al selenio sono utili in luoghi dove gli alimenti sono poveri di selenio, come la cina del nord . In Italia gli alimenti sono sufficientemente ricchi di selenio e quindi la patata al selenio è un frutto del marketing.
La mortadella deve contenere conservanti, anche quella che il marketing chiama naturale, per evitare il rischio del botulino. I nitriti possono avere un effetto cancerogeno, ma se il consumo è basso è basso anche il rischio. Il prosciutto crudo invece è conservato solo con il sale.
Il pomodoro di Pachino è originario di Israele e coltivato in Sicilia solo dalla fine degli anni '70.
Il vino biodinamico equivale a un vino biologico (qui Bressanini ci infligge 20 pagine di citazioni steineriane con successiva ridicolizzazione).
La mozzarella di bufala può contenere latte vaccino (anche secondo il disciplinare d.o.p.).
I coloranti (classificazione da E100 a E199) si trovano in molti prodotti, alcune volte impropriamente: finalmente Bressanini è contro qualcosa di industriale.
Il tonno contiene mercurio.
Bere latte da adulti non è sconsigliato, se non siete intolleranti.
Le uova di galline allevate in gabbia (tipo 3) non hanno differenza nutritiva con quelle allevate a terra (tipo 1 e 0). Qui per un tipico paradosso Bressaniniano per cui se nulla è dimostrabile, tutto è possibile, ipotizza che le uova di galline allevate a terra potrebbero essere anche più dannose di quelle allevate in gabbia se il terreno fosse inquinato da diossina.
Il prezzo del vino influenza (secondo molti test effettuati alla cieca) la percezione del gusto.
E il capitolo migliore, sul burro: informazioni storiche, nutritive e industriali. Il burro centrifugato, come quelli prodotti all'estero è migliore di quelli per affioramento tipici delle produzioni italiane.
Il libro si chiude con due ritorni all'antico: un elogio del biologo Strampelli, inventore del grano Senatore Cappelli e padre spirituale (secondo Bressanini) dei ricercatori OGM e un cenno alle carni derivate dalla clonazione di animali: per ora i risultati sono insoddisfacenti, ma state tranquilli, dice Bressanini: non fanno male.
UPDATE: ho scoperto che esiste una specie di collana della serie XXX e bugie. Così esiste, con la stessa grafica, "Salute e bugie", filiazione di questo blog, che fa giustizia di omeopatia, metodi stamina e Di Bella, teorie anti-vaccini e scoop iene-style.
03 ottobre 2014
piccolo glossario delle frasi fatte da riunione
Chi frequenta riunioni aziendali o sindacali o politiche sa bene che le espressioni sterotipate si diffondono in maniera virale, hanno un periodo in cui sono usate in maniera frequente e copiosa e poi finiscono, fortunatamente, nel dimenticatoio.
A fine 2014 dalle mie parti vanno di moda le seguenti:
contezza : "dare contezza" è un modo particolarmente astruso per "spiegare".
rappresentare: modo astruso per "dire"
non mi appassiona: modo gentile per dire "non me ne frega niente" ma anche operativamente "propongo che non si parli più di questa questione"
lascia(te)mi dire: subdola espressione finto-ossequiosa, in realtà sottintende che chi parla dirà qualcosa in maniera imprecisa o inesatta o incompleta, ma chi ascolta è tenuto a capirla bene (varianti: "la dico male", "la dico così'", "la dico porchettata").
A fine 2014 dalle mie parti vanno di moda le seguenti:
contezza : "dare contezza" è un modo particolarmente astruso per "spiegare".
rappresentare: modo astruso per "dire"
non mi appassiona: modo gentile per dire "non me ne frega niente" ma anche operativamente "propongo che non si parli più di questa questione"
lascia(te)mi dire: subdola espressione finto-ossequiosa, in realtà sottintende che chi parla dirà qualcosa in maniera imprecisa o inesatta o incompleta, ma chi ascolta è tenuto a capirla bene (varianti: "la dico male", "la dico così'", "la dico porchettata").
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