L'Albania non è mai stato un paese normale. Attualmente è sulla buona strada per diventarlo, ma non lo è ancora, ad esempio è uno dei pochi paesi al mondo dove George dabliu Bush può recarsi senza essere contestato e, anzi, può offrirsi tranquillamente al bagno di folla.
Del resto gli amici americani hanno costruito una grande base militare nato a sud di Durazzo, altra cosa come sistema di difesa rispetto ai bunker ormai in rovina di Enver Hoxha, che pure sembra abbiano contribuito a sventare tre raid anglo-americani subito dopo la seconda guerra mondiale.
E' un paese che per certe cose ricorda un po' la Calabria di quando ero piccolo, in cui ogni pezzo di terreno era buono per costruire un palazzo, un piano alla volta, ma lasciando già la predisposizione per il superiore, da costruirsi dopo, quando ci sarebbero stati altri soldi.
Si può vedere un palazzo nuovo di venti piani tutto di vetro e acciaio (probabilmente costruito da un investitore greco o italiano) che però ha il marciapiede davanti distrutto e pieno di buche perché la manutenzione spetterebbe all'amministrazione pubblica. Sull'amministrazione pubblica gli albanesi hanno messo una pietra sopra nel 1997, quando il presidente Berisha, amico di Berlusconi, aveva sostenuto il sistema delle piramidi finanziarie, con soldi in prestito che tornavano raddoppiati dopo pochi mesi. Naturalmente il sistema non poteva durare e molte persone si sono ritrovate in miseria.
L’amministrazione pubblica è una vittima dell’ansia di liberarsi del passato comunista, che certe volte non sa bene dove fermarsi. Ad esempio la figura di Enver Hoxha è totalmente bandita anche se è stato indiscutibilmente il capo della resistenza, di cui l’Albania va, giustamente, fiera, anche perché ottenuta unicamente attraverso le proprie forze, non c’è stata come da noi l’ambiguità di un esercito che distribuiva cioccolata nelle città che erano state appena liberate. Il museo etnografico ha aggiunto, come si usa, una sezione sui crimini del comunismo. In alcune foto ci si sorprende a vedere le stesse persone appena raffigurate come eroi nella sezione resistenza.
E' un paese che sembra aver dimenticato la produzione di beni.
L'impianto metallurgico di Elbasan, una volta fiore all’occhiello e costruito con l’aiuto cinese, impressionante se visto dalla strada per Tirana, è praticamente inattivo.
L'industria idroelettrica, tirata su nel nord del paese con la creazione di dighe che hanno formato laghi stretti come fiordi, buoni per l'industria turistica di domani, che una volta riusciva a produrre il 50% in più del fabbisogno del paese (e il resto veniva ceduto alla Jugoslavia), adesso non basta più, sebbene anche il consumo di energia elettrica deve essere sensibilmente aumentato. In estate a Skhoder la corrente manca ancora per tutto il pomeriggio e il suono e l’odore dei generatori a gasolio, di cui i locali sono forniti, si alzano nell'aria e caratterizzano la città.
Gli unici oggetti industriali made in Albania che si trovano in giro sono la birra e le tovagliette di carta dei ristoranti. Per il resto, merce italiana per l'alta qualità o turca per la bassa. Persino la frutta venduta nei mercati è facile che provenga dall’Italia.
Del resto la prima fonte di introiti per il paese sono di gran lunga le rimesse degli emigranti.
La seconda è il turismo: quello balneare è in crescita, arrivano in massa da Macedonia, Serbia e Kosovo (ma anche qualche pioniere dall’Italia) ad usufruire del mare a buon mercato. Purtroppo però i profitti del turismo, come del resto di ogni attività che richiede grossi investimenti iniziali, finiscono a investitori stranieri: italiani e greci per vicinanza, americani in virtù di una emigrazione di ritorno, con una comunità di albanesi-americani (di cui faceva parte anche John Belushi) che torna a fare affari nella patria di origine.
I servizi, in compenso, prosperano: di bar, ristoranti, taxi o minibus ce ne sono molti di più di quelli che si vedono all’estero in città di pari dimensione. I bar in particolare sono sempre pieni a tutte le ore del giorno. Un altro servizio molto sviluppato è l’organizzazione dei matrimoni, che in Albania è un affare particolarmente lungo e costoso. Gli autobus urbani invece sono rimasti quelli comprati di seconda mano all’estero, con i cartelli originali, così ad esempio per il centro di Tirana può passare il 4 con capolinea a corso Po.
Ma si trova fuori dalle città il servizio di gran lunga più diffuso di tutta l’Albania: l’autolavaggio. Gli albanesi amano la propria automobile, probabilmente per effetto dell’impossibilità di averne durante il comunismo. Buona parte delle mercedes di 20 e 30 anni fa sono finite qui. E’ anche opinione diffusa che per scarsa pratica gli albanesi non sappiano guidare. In realtà guidano come tutti gli altri, a parte ignorare la norma della prudenza nei sorpassi. L’albanese mal sopporta il traffico (che cresce inesorabilmente di anno in anno) e tende a sorpassare in qualsiasi punto. Come risultato, ci sono strade come la Fier – Gjirokaster o la Korça - Tirana che sono una successione continua di lapidi di automobilisti.
La categoria di investitori esteri più agguerrita è comunque quella delle religioni, che con la fine dell’ateismo di stato hanno trovato praterie da conquistare. In tutte le città, non importa la dimensione, è stata costruita una nuova moschea, probabilmente con finanziamento saudita. Nella remota Bajram Curri, dove il resto della città non è cambiato rispetto al tempo di Hoxha, l’effetto della moschea è particolarmente straniante.
In moschee importanti è possibile anche trovare studenti islamici che danno lezioni sulle incongruenze del cristianesimo ai visitatori.
La chiesa cattolica ha stanziato cifre inferiori dei sauditi e la sua longa manus si vede poco: qualche nuova chiesa nel nord, qualche statua di madre teresa (anche l’aeroporto internazionale di Tirana è stato veltronianamente intitolato a madre teresa), qualche prete italiano a evangelizzare nei villaggi di montagna.
In tutto questo gli albanesi, non più ingenui e esageratamente affettuosi come in passato, ma sempre speranzosi per il futuro, passeggiano o consumano al bar, sicuri che la loro vita non può che migliorare.
Foto:
1: Tirana, il mausoleo piramide di Enver Hoxha, utilmente riciclato per accogliere Bush.
2: Skhoder, statua del partigiano ignoto, scampata all'abbattimento, palazzo dell'epoca comunista, palazzo dell'epoca democratica.
3: Skhoder, minareti e campanili che sgomitano.
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29 agosto 2007
10 agosto 2007
partenze
Sarò via da oggi fino al 26 agosto. L'itinerario previsto è quello tratteggiato in rosso nella mappa.
L'Albania, per chi si ricorda il mondo prima del 1989, era un paese dove era praticamente impossibile entrare, e questo esercitava in molti, tra cui me, un fascino enorme. La Yugoslavia invece era il socialismo dal volto umano, e poi era il paese dei burek.
Alcuni posti li avevo già visti nel 1995, vado a vedere come sono cambiati. Allora c'erano ancora i bunker di Hoxha e le scritte "Enver" fatto con le pietre sui fianchi delle montagne. In mezzo c'è stato un disastro finanziario, una guerra civile, eppure chi comanda è sempre Berisha.
02 marzo 2007
dritte sulla tanzania
Per non fare torto a chi non conosce l’inglese, traduco il post precedente in italiano. In pratica si tratta di una serie di informazioni per chi va in Tanzania, dotato di una guida turistica (io avevo la sciagurata lonely planet, ma le altre hanno lo stesso problema) e si rende rapidamente conto che quello che c’è scritto sulla guida non è stato ricontrollato da anni oppure le informazioni mancano del tutto.
Varie volte in passato ho usufruito io di contributi simili (principalmente su siti in inglese) e mi è quindi sembrato giusto provare a ricambiare.
Ovviamente questi appunti hanno solo l’intenzione di integrare o correggere una guida, che bisogna comunque avere, almeno per la mappa, gli indirizzi e le informazioni generali.
Se doveste utilizzarli, fatemi sapere come vi siete trovati.
Dar es Salaam
E’ una città piuttosto tranquilla per essere una capitale. Il centro non è trafficato e non sembra neanche pericoloso (c’è, come in tutta la Tanzania, il problema dell’assenza di illuminazione notturna).
E’ sorprendentemente difficile trovare posti dove servono birra. C'è un bar nei pressi del mercato del pesce, sul mare, ma la zona è raccomandabile solo di giorno.
I posti migliori dove mangiare sono su jumheri street. Sonny restaurant serve un buon barbecue, il ristorante New Passion serve birra e un curioso stufato di carne e banana. Nella stessa via c'è il kadri tea room, un posto ottimo per il pranzo con una varietà di snack indiani sui 300 scellini circa, serviti con salsa di cocco tritato.
Per dormire, il safari inn costa 20 dollari per la camera doppia con bagno e colazione. Il jambo inn sembra simile, solo l’ingresso è migliore.
Arusha
Se arrivate con l’autobus della Scandinavian sarete invitati a prendere un autobus gratuito per il meru house inn, senza problemi, l’hotel non è male, costa 10000 scellini (al netto dello sconto facilmente ottenibile), tutte queste cortesie servono a farvi scegliere per i safari la victoria expedition che si trova al piano terra dell’albergo: meglio evitare quest’ultima scelta, la macchina si rompeva ogni giorno, il cibo non era granché e il programma veniva accorciato.
Per un’alternativa per i safari, posso dire che a occhio sunny safaris e safari makers sembravano più efficienti, le macchine e l’equipaggiamento erano migliori, le guide sembravano più professionali e soprattutto sapevano aiutare a riparare la nostra macchina.
Il taglio dei programmi sembra essere un problema generale tanzaniano, colpisce anche i cultural tour (lo stregone non c'è, il fabbricante di coltelli è andato al mercato e così via), comunque interessanti.
In alternativa al meru house inn, di fronte c’è l’Arusha backpacker hotel, 5, 10 e 15 dollari per singola/doppia/tripla. Il suo ristorante è caro.
Il ristorante del meru house inn è invece economico ma il cibo è “internazionale”.
A pochi metri ci sono anche un internet point e un cambio, utili dal momento che Arusha di notte diventa piuttosto spaventosa.
Per mangiare alla tanzaniana, con carne alla brace servita senza posate e il cameriere che porta l’occorrente per lavarsi le mani prima e dopo la cena, si può andare al Pama bar, in Wachanga road (sarebbe una breve camminata a piedi, girando al distributore gapco, il punto è che di notte è buio pesto, quindi meglio prendere il taxi).
Moshi
Per dormire, consiglierei il moshi backpacker hostel, sembra buono (prima si chiamava Deville), 4/8/12 dollari per s/d/tr.
Altrimenti io ho dormito a a&a accomodation, 12000 scellini per la doppia con bagno, non male, niente colazione.
il ristorante Hill sotto a&a vende economici snack per pranzo (niente birra), sempre se non volete pranzare con la frutta per strada (meraviglioso il mango al pili pili - sale e chili).
Per la cena alla tanzaniana è consigliabile e molto animato l’east african pub inn, molta atmosfera, stessa strada di a&a accomodation.
Per un panorama del kilimanjaro al tramonto (di norma la cima viene fuori dalle nuvole solo all’alba e al tramonto), prendere una birra sul terrazzo del kindokoro hotel (il ristorante sembra caro, ma ha una bella atmosfera).
Lushoto
E’ una cittadina molto piccola, interessante come esempio di Tanzania rurale.
Per dormire c’è il tumaini hotel, 17000 scellini per la camera doppia, decente, ottima posizione. L’hotel ha anche 2 ristoranti, uno all’interno per turisti,uno in giardino per tanzaniani, ma nessuno dei due serve birra.
Il lushoto sun ha un ristorante deludente, anche se vi permette di portare birra da fuori.
La soluzione migliore per mangiare è di sedersi al checkpoint bar, dove c'e' un macellaio-cuoco che prepara mezzo chilo di carne bovina alla brace per 2000 scellini.
Dall'altra parte della strada vendono mishikaki a 200 scellini l’uno, nonche' ugali e altro cibo tradizionale, che si può portare al tavolo del bar.
Per l’irente viewpoint, la camminata è facile, non serve la guida, ci vuole un’ora e mezza ad andare e altrettanto a tornare, si incontrano molti villaggi e molta gente, fortunatamente poche automobili. I picnic lunch dell'irente farm sono soddisfacenti, costano 3000 scellini, vale la pena anche di comprare il formaggio (2500 scellini per una forma da 350 grammi).
Vicino alla chiesa cattolica, all'inizio del cammino per l'irente viewpoint c'e' un
campo da calcio dove e' facile unirsi ai locali e giocare (dalle 4 di pomeriggio in poi è l’orario migliore).
Tanga
L'ocean breeze hotel, praticamente l’unico raccomandato in città, era pieno. Mi hanno allora consigliato il malindi hotel su ring road, piuttosto buono, 12000 scellini la stanza doppia.
Il patwas restaurant, gestito da un indo-tanzaniano, fa effettivamente ottimi succhi di frutta, non ho provato la cucina (ma non è aperto per cena, comunque).
Il ristorante del campeggio kurutu e' caro (piatti principali a partire da 10000 scellini) ma vale la pena, almeno per i gamberi cucinati in una decina di modi diversi. Nella spesa per cenare lì bisogna calcolare anche il taxi per andare e venire dal centro di Tanga.
Bagamoyo
Mary nice place è un esempio di come una menzione su una guida può fare la fortuna di un posto e la rovina degli altri. Non tanto “nice”, non tanto economico (15000 scellini la doppia con bagno), fuori mano e in mezzo al nulla, ha stanze piuttosto malandate e senza zanzariera. La colazione è extra e costa 2500. Grazie alla pubblicità della lonely planet adesso è facile da trovare, in quanto hanno messo vari cartelli per la città, e altre camere sono in costruzione. Se avete la lonely planet e non volete andare lì, non saprete dove andare in alternativa: in questo caso, l’ideale è andare all’ufficio informazioni della scuola turistica e comprare una fotocopia della mappa bradt per 2000 scellini (è vero, per una fotocopia sarebbe troppo, ma comprende un’offerta alla scuola) su cui si trovano almeno altri 10 alberghi in città. Ci sono anche quelli sul mare, ma considerate che il mare non è granché, almeno dalla missione alle rovine di kaole.
Per mangiare, è buono il bar / ristorante New Top Life , si spende sui 5000 in due per ugali con pollo o con pesce.
Zanzibar
Zanzibar è molto più turistica del resto della Tanzania. Ci sono moltissimi negozi di souvenir e venditori di strada. In quanto italiani sarete automaticamente classificati come gente che ha comprato una settimana tutto compreso in un resort e sta facendo un’escursione di mezza giornata a stone town. Se i prezzi che vi chiedono sono doppi rispetto al continente, rassegnatevi. Se vi chiedono di cambiare uno o due euro in monete, aiutateli: si vede che hanno venduto qualcosa a un turista, ma le monete non sono accettate all’ufficio di cambio.
Nungwi
I bungalow sul mare di Union beach costano 30 dollari (non si trova nulla a meno).
“Mama restaurant local dishes” in centro è piuttosto spartano, ma serve un buon ugali con pollo per 1500 scellini.
I ristoranti sulla spiaggia hanno tutti qualità simile e un prezzo tra 8000 e 10000 scellini per il piatto principale. In dettaglio:
Baraka ha un piccolo menu e servizio lentissimo;
Fat fish sembra più attrezzato, ha menu esteso e servizio veloce ed è praticamente sopra il mare;
moose goose pub: servizio veloce e menu con ricette di Zanzibar (anche se il risultato è difficilmente distinguibile);
Langi langi, menu ridotto, passabile, non serve birra (ma permette di portarsela da fuori).
Camminando 20 minuti verso sud si può raggiungere Kendwa (altamente consigliato), praticamente ogni punto è ideale per fare il bagno, il rischio di rapine è praticamente nullo, poiché si incontra molta gente.
La spiaggia di Kendwa è più bella di quella di Nungwi, ma è consacrata ai villaggi turistici e i venditori sono più insistenti perché vi scambiano per clienti dei villaggi.
Invece da Nungwi camminando verso nord, oltre il porticciolo dei dhow, c’è un faro e un acquario delle tartarughe marine (ingresso 2 dollari o 2500 scellini, comprendente un’offerta per il progetto di ripopolamento; chiedete che non brutalizzino le tartarughe per farvele vedere meglio), e più avanti un tratto di mare con acqua caldissima (ma attenzione alle mini meduse).
Per partite a pallone sulla spiaggia, i punti migliori sono le due spiagge subito al sud del cholo bar. Il cholo bar, con amache e altre bizzarrie, è il posto dove vanno a bere tutti i turisti e tutti i locali che vogliono interagire con i turisti. Per trovare i bar dove va la gente del posto, seguire le luci e/o la musica.
Trasporti: se prenotate uno shuttle bus da stone town a nungwi, accertatevi che non ci sia gente da lasciare a kendwa, e al limite chiedete di essere portati prima a nungwi, perché la deviazione per kendwa può farvi perdere un’ora (la strada è pessima).
Stone town
Per dormire, gli hotel victoria, florida, malindi, flamingo, nel centro storico sembravano equivalersi, sui 30 euro per una doppia con bagno.
Io ho dormito al pyramid hotel, per 25 dollari la doppia con bagno. Le stanze e i letti sono in stile tradizionale di Zanzibar, la colazione sul terrazzo è buona (molta frutta), il terrazzo non è panoramico.
Il Monsoon restaurant è un posto suggestivo, si mangia seduti su cuscini in tavolini bassi, con musica dal vivo e menu attraente. E’ indicato per una cena più lussuosa del solito (10000 scellini le portate principali), naturalmente non vedrete abitanti del posto cenare lì. Tenete presente che la maggior parte delle portate principali è costituita dai contorni (che comunque sono buoni).
La house of wonders vale la visita, innanzitutto per la vista dal terrazzo dell’ultimo piano, poi per le esposizioni all’interno.
Il cibo di strada è ottimo: si possono trovare manghi, jackfruit, manioca, cocco, mais.
Ai forodhani gardens il cibo è vario e allettante, almeno finché non vi renderete conto che rimane lì per giorni e giorni (è cotto in precedenza, comunque, e bisogna ammettere che il giorno dopo non ci si sente male).
La birra è costosissima, 2500 scellini e non c’è modo di contrattare.
Due suggerimenti generali, per concludere.
Vi serviranno dei dollari, procurateveli di grande taglio (banconote da 100), l'ultimo tipo e senza tagli, altrimenti saranno rifiutati o fortemente deprezzati al cambio.
Leggerete molti avvertimenti su crimini e rapine a cui potreste andare incontro praticamente in ogni città. Senza essere imprudenti, tenete presente che sono esagerate.
Varie volte in passato ho usufruito io di contributi simili (principalmente su siti in inglese) e mi è quindi sembrato giusto provare a ricambiare.
Ovviamente questi appunti hanno solo l’intenzione di integrare o correggere una guida, che bisogna comunque avere, almeno per la mappa, gli indirizzi e le informazioni generali.
Se doveste utilizzarli, fatemi sapere come vi siete trovati.
Dar es Salaam
E’ una città piuttosto tranquilla per essere una capitale. Il centro non è trafficato e non sembra neanche pericoloso (c’è, come in tutta la Tanzania, il problema dell’assenza di illuminazione notturna).
E’ sorprendentemente difficile trovare posti dove servono birra. C'è un bar nei pressi del mercato del pesce, sul mare, ma la zona è raccomandabile solo di giorno.
I posti migliori dove mangiare sono su jumheri street. Sonny restaurant serve un buon barbecue, il ristorante New Passion serve birra e un curioso stufato di carne e banana. Nella stessa via c'è il kadri tea room, un posto ottimo per il pranzo con una varietà di snack indiani sui 300 scellini circa, serviti con salsa di cocco tritato.
Per dormire, il safari inn costa 20 dollari per la camera doppia con bagno e colazione. Il jambo inn sembra simile, solo l’ingresso è migliore.
Arusha
Se arrivate con l’autobus della Scandinavian sarete invitati a prendere un autobus gratuito per il meru house inn, senza problemi, l’hotel non è male, costa 10000 scellini (al netto dello sconto facilmente ottenibile), tutte queste cortesie servono a farvi scegliere per i safari la victoria expedition che si trova al piano terra dell’albergo: meglio evitare quest’ultima scelta, la macchina si rompeva ogni giorno, il cibo non era granché e il programma veniva accorciato.
Per un’alternativa per i safari, posso dire che a occhio sunny safaris e safari makers sembravano più efficienti, le macchine e l’equipaggiamento erano migliori, le guide sembravano più professionali e soprattutto sapevano aiutare a riparare la nostra macchina.
Il taglio dei programmi sembra essere un problema generale tanzaniano, colpisce anche i cultural tour (lo stregone non c'è, il fabbricante di coltelli è andato al mercato e così via), comunque interessanti.
In alternativa al meru house inn, di fronte c’è l’Arusha backpacker hotel, 5, 10 e 15 dollari per singola/doppia/tripla. Il suo ristorante è caro.
Il ristorante del meru house inn è invece economico ma il cibo è “internazionale”.
A pochi metri ci sono anche un internet point e un cambio, utili dal momento che Arusha di notte diventa piuttosto spaventosa.
Per mangiare alla tanzaniana, con carne alla brace servita senza posate e il cameriere che porta l’occorrente per lavarsi le mani prima e dopo la cena, si può andare al Pama bar, in Wachanga road (sarebbe una breve camminata a piedi, girando al distributore gapco, il punto è che di notte è buio pesto, quindi meglio prendere il taxi).
Moshi
Per dormire, consiglierei il moshi backpacker hostel, sembra buono (prima si chiamava Deville), 4/8/12 dollari per s/d/tr.
Altrimenti io ho dormito a a&a accomodation, 12000 scellini per la doppia con bagno, non male, niente colazione.
il ristorante Hill sotto a&a vende economici snack per pranzo (niente birra), sempre se non volete pranzare con la frutta per strada (meraviglioso il mango al pili pili - sale e chili).
Per la cena alla tanzaniana è consigliabile e molto animato l’east african pub inn, molta atmosfera, stessa strada di a&a accomodation.
Per un panorama del kilimanjaro al tramonto (di norma la cima viene fuori dalle nuvole solo all’alba e al tramonto), prendere una birra sul terrazzo del kindokoro hotel (il ristorante sembra caro, ma ha una bella atmosfera).
Lushoto
E’ una cittadina molto piccola, interessante come esempio di Tanzania rurale.
Per dormire c’è il tumaini hotel, 17000 scellini per la camera doppia, decente, ottima posizione. L’hotel ha anche 2 ristoranti, uno all’interno per turisti,uno in giardino per tanzaniani, ma nessuno dei due serve birra.
Il lushoto sun ha un ristorante deludente, anche se vi permette di portare birra da fuori.
La soluzione migliore per mangiare è di sedersi al checkpoint bar, dove c'e' un macellaio-cuoco che prepara mezzo chilo di carne bovina alla brace per 2000 scellini.
Dall'altra parte della strada vendono mishikaki a 200 scellini l’uno, nonche' ugali e altro cibo tradizionale, che si può portare al tavolo del bar.
Per l’irente viewpoint, la camminata è facile, non serve la guida, ci vuole un’ora e mezza ad andare e altrettanto a tornare, si incontrano molti villaggi e molta gente, fortunatamente poche automobili. I picnic lunch dell'irente farm sono soddisfacenti, costano 3000 scellini, vale la pena anche di comprare il formaggio (2500 scellini per una forma da 350 grammi).
Vicino alla chiesa cattolica, all'inizio del cammino per l'irente viewpoint c'e' un
campo da calcio dove e' facile unirsi ai locali e giocare (dalle 4 di pomeriggio in poi è l’orario migliore).
Tanga
L'ocean breeze hotel, praticamente l’unico raccomandato in città, era pieno. Mi hanno allora consigliato il malindi hotel su ring road, piuttosto buono, 12000 scellini la stanza doppia.
Il patwas restaurant, gestito da un indo-tanzaniano, fa effettivamente ottimi succhi di frutta, non ho provato la cucina (ma non è aperto per cena, comunque).
Il ristorante del campeggio kurutu e' caro (piatti principali a partire da 10000 scellini) ma vale la pena, almeno per i gamberi cucinati in una decina di modi diversi. Nella spesa per cenare lì bisogna calcolare anche il taxi per andare e venire dal centro di Tanga.
Bagamoyo
Mary nice place è un esempio di come una menzione su una guida può fare la fortuna di un posto e la rovina degli altri. Non tanto “nice”, non tanto economico (15000 scellini la doppia con bagno), fuori mano e in mezzo al nulla, ha stanze piuttosto malandate e senza zanzariera. La colazione è extra e costa 2500. Grazie alla pubblicità della lonely planet adesso è facile da trovare, in quanto hanno messo vari cartelli per la città, e altre camere sono in costruzione. Se avete la lonely planet e non volete andare lì, non saprete dove andare in alternativa: in questo caso, l’ideale è andare all’ufficio informazioni della scuola turistica e comprare una fotocopia della mappa bradt per 2000 scellini (è vero, per una fotocopia sarebbe troppo, ma comprende un’offerta alla scuola) su cui si trovano almeno altri 10 alberghi in città. Ci sono anche quelli sul mare, ma considerate che il mare non è granché, almeno dalla missione alle rovine di kaole.
Per mangiare, è buono il bar / ristorante New Top Life , si spende sui 5000 in due per ugali con pollo o con pesce.
Zanzibar
Zanzibar è molto più turistica del resto della Tanzania. Ci sono moltissimi negozi di souvenir e venditori di strada. In quanto italiani sarete automaticamente classificati come gente che ha comprato una settimana tutto compreso in un resort e sta facendo un’escursione di mezza giornata a stone town. Se i prezzi che vi chiedono sono doppi rispetto al continente, rassegnatevi. Se vi chiedono di cambiare uno o due euro in monete, aiutateli: si vede che hanno venduto qualcosa a un turista, ma le monete non sono accettate all’ufficio di cambio.
Nungwi
I bungalow sul mare di Union beach costano 30 dollari (non si trova nulla a meno).
“Mama restaurant local dishes” in centro è piuttosto spartano, ma serve un buon ugali con pollo per 1500 scellini.
I ristoranti sulla spiaggia hanno tutti qualità simile e un prezzo tra 8000 e 10000 scellini per il piatto principale. In dettaglio:
Baraka ha un piccolo menu e servizio lentissimo;
Fat fish sembra più attrezzato, ha menu esteso e servizio veloce ed è praticamente sopra il mare;
moose goose pub: servizio veloce e menu con ricette di Zanzibar (anche se il risultato è difficilmente distinguibile);
Langi langi, menu ridotto, passabile, non serve birra (ma permette di portarsela da fuori).
Camminando 20 minuti verso sud si può raggiungere Kendwa (altamente consigliato), praticamente ogni punto è ideale per fare il bagno, il rischio di rapine è praticamente nullo, poiché si incontra molta gente.
La spiaggia di Kendwa è più bella di quella di Nungwi, ma è consacrata ai villaggi turistici e i venditori sono più insistenti perché vi scambiano per clienti dei villaggi.
Invece da Nungwi camminando verso nord, oltre il porticciolo dei dhow, c’è un faro e un acquario delle tartarughe marine (ingresso 2 dollari o 2500 scellini, comprendente un’offerta per il progetto di ripopolamento; chiedete che non brutalizzino le tartarughe per farvele vedere meglio), e più avanti un tratto di mare con acqua caldissima (ma attenzione alle mini meduse).
Per partite a pallone sulla spiaggia, i punti migliori sono le due spiagge subito al sud del cholo bar. Il cholo bar, con amache e altre bizzarrie, è il posto dove vanno a bere tutti i turisti e tutti i locali che vogliono interagire con i turisti. Per trovare i bar dove va la gente del posto, seguire le luci e/o la musica.
Trasporti: se prenotate uno shuttle bus da stone town a nungwi, accertatevi che non ci sia gente da lasciare a kendwa, e al limite chiedete di essere portati prima a nungwi, perché la deviazione per kendwa può farvi perdere un’ora (la strada è pessima).
Stone town
Per dormire, gli hotel victoria, florida, malindi, flamingo, nel centro storico sembravano equivalersi, sui 30 euro per una doppia con bagno.
Io ho dormito al pyramid hotel, per 25 dollari la doppia con bagno. Le stanze e i letti sono in stile tradizionale di Zanzibar, la colazione sul terrazzo è buona (molta frutta), il terrazzo non è panoramico.
Il Monsoon restaurant è un posto suggestivo, si mangia seduti su cuscini in tavolini bassi, con musica dal vivo e menu attraente. E’ indicato per una cena più lussuosa del solito (10000 scellini le portate principali), naturalmente non vedrete abitanti del posto cenare lì. Tenete presente che la maggior parte delle portate principali è costituita dai contorni (che comunque sono buoni).
La house of wonders vale la visita, innanzitutto per la vista dal terrazzo dell’ultimo piano, poi per le esposizioni all’interno.
Il cibo di strada è ottimo: si possono trovare manghi, jackfruit, manioca, cocco, mais.
Ai forodhani gardens il cibo è vario e allettante, almeno finché non vi renderete conto che rimane lì per giorni e giorni (è cotto in precedenza, comunque, e bisogna ammettere che il giorno dopo non ci si sente male).
La birra è costosissima, 2500 scellini e non c’è modo di contrattare.
Due suggerimenti generali, per concludere.
Vi serviranno dei dollari, procurateveli di grande taglio (banconote da 100), l'ultimo tipo e senza tagli, altrimenti saranno rifiutati o fortemente deprezzati al cambio.
Leggerete molti avvertimenti su crimini e rapine a cui potreste andare incontro praticamente in ogni città. Senza essere imprudenti, tenete presente che sono esagerate.
27 febbraio 2007
tanzania tips
26 gennaio 2007
lonely planet
La lonely planet non è più quella di una volta. Questa opinione è condivisa praticamente da tutti, anche sul loro forum.
Mi sentirei di aggiungere che è diventata ormai inutilizzabile.
Le insostenibili opinioni politiche ci sono state sempre (tipo "Pinochet ha salvato il Cile dai disastri di Allende", letta con sgomento sulla guida del Cile).
Le imprecisioni sulle informazioni pratiche sono invece aumentate nel tempo. Usando le lonely planet da più di dieci anni, ho collezionato una serie cospicua di alberghi chiusi da anni, di ristoranti scadenti, di indirizzi sbagliati, di consigli da non seguire.
Per concludere, di recente c'è stata la svolta editoriale allo scopo di attrarre i lettori con età e disponibilità di denaro superiore (quelli che usano la Fodor's o la Frommers, per capirsi). Adesso su ogni guida ci sono pagine e pagine dedicate a descrivere lussuosi alberghi da 200 dollari a notte e ristoranti da 50 a cena, anche in paesi dove è possibile dormire con 10 dollari o meno.
Sul loro forum c'è anche chi sostiene che prima la lonely planet si poteva leggere come un romanzo e adesso non più. E chi dice che anche rinominare la sezione "accomodation" in "where to sleep" denota l'intenzione di rivolgersi a un lettore più anziano e tranquillo. Entrambe le osservazioni mi sembrano eccessive.
Sull'edizione italiana, con le sue traduzioni approssimative, il taglio di molti inserti fotografici e la terrificante abitudine di dividere una guida originale in due o più edizioni, con le parti generali replicate, in modo da raddoppiare il prezzo, stenderei un velo pietoso.
Purtroppo non ho ancora scelto una guida che la sostituisca.
Il suo residuo punto di forza è che ha delle cartine piuttosto chiare con cui è possibile girare le città e trovare quel paio di alberghi economici, nella speranza che corrispondano alla descrizione.
Mentre le cartine delle altre guide non sono mai così efficienti.
L'anno scorso ho provato (in aggiunta) la footprint, che ha indicazioni molto sintetiche e precise, purtroppo non c'era modo di capire dove si trovavano gli alberghi e gli altri posti di cui parlava.
La rough guide, per quello che ho sfogliato, ha molte più più pagine, soprattutto dedicate a cosa vedere, ma mi è sembrato che molte informazioni pratiche non fossero precisissime.
Le prossime che proverò saranno le Bradt. Le ho viste anche in Italia, alla feltrinelli. Ne ho letto qualche pagina e non sembrano male.
Per quanto riguarda le guide scritte direttamente da italiani, nulla da dire: semplicemente non fanno per me.
Aggiornamento 2008:
Ho fatto un po' di prove con altre guide:
1) footprint, troppo sintetiche, non mettono nella mappa i posti segnalati e i prezzi sono "a fasce"
2) Bradt, non male, il suo lavoro lo fa, ma mi ha lasciato una strana sensazione di "non del tutto precisa" e "non del tutto attendibile"
3) Rough guide, ha vari estimatori, di certo su parti storico artistiche è più curata, ma, prezzi a fasce a parte, la trovo difficile da consultare.
Sulle routard, mi diverte il disegno del creatore baffone in copertina, che anno dopo anno diventa sempre meno fricchettone e più sedato turista di mezza età: è tutto un programma.
Risultato, per ora sono ritornato mestamente alle lonely planet, con il compromesso di prenderle in prestito in biblioteca per non dare soldi nè alla casa madre nè alla pessima editrice italiana. Sempre che non esca qualcosa di meglio.
Mi sentirei di aggiungere che è diventata ormai inutilizzabile.
Le insostenibili opinioni politiche ci sono state sempre (tipo "Pinochet ha salvato il Cile dai disastri di Allende", letta con sgomento sulla guida del Cile).
Le imprecisioni sulle informazioni pratiche sono invece aumentate nel tempo. Usando le lonely planet da più di dieci anni, ho collezionato una serie cospicua di alberghi chiusi da anni, di ristoranti scadenti, di indirizzi sbagliati, di consigli da non seguire.
Per concludere, di recente c'è stata la svolta editoriale allo scopo di attrarre i lettori con età e disponibilità di denaro superiore (quelli che usano la Fodor's o la Frommers, per capirsi). Adesso su ogni guida ci sono pagine e pagine dedicate a descrivere lussuosi alberghi da 200 dollari a notte e ristoranti da 50 a cena, anche in paesi dove è possibile dormire con 10 dollari o meno.
Sul loro forum c'è anche chi sostiene che prima la lonely planet si poteva leggere come un romanzo e adesso non più. E chi dice che anche rinominare la sezione "accomodation" in "where to sleep" denota l'intenzione di rivolgersi a un lettore più anziano e tranquillo. Entrambe le osservazioni mi sembrano eccessive.
Sull'edizione italiana, con le sue traduzioni approssimative, il taglio di molti inserti fotografici e la terrificante abitudine di dividere una guida originale in due o più edizioni, con le parti generali replicate, in modo da raddoppiare il prezzo, stenderei un velo pietoso.
Purtroppo non ho ancora scelto una guida che la sostituisca.
Il suo residuo punto di forza è che ha delle cartine piuttosto chiare con cui è possibile girare le città e trovare quel paio di alberghi economici, nella speranza che corrispondano alla descrizione.
Mentre le cartine delle altre guide non sono mai così efficienti.
L'anno scorso ho provato (in aggiunta) la footprint, che ha indicazioni molto sintetiche e precise, purtroppo non c'era modo di capire dove si trovavano gli alberghi e gli altri posti di cui parlava.
La rough guide, per quello che ho sfogliato, ha molte più più pagine, soprattutto dedicate a cosa vedere, ma mi è sembrato che molte informazioni pratiche non fossero precisissime.
Le prossime che proverò saranno le Bradt. Le ho viste anche in Italia, alla feltrinelli. Ne ho letto qualche pagina e non sembrano male.
Per quanto riguarda le guide scritte direttamente da italiani, nulla da dire: semplicemente non fanno per me.
Aggiornamento 2008:
Ho fatto un po' di prove con altre guide:
1) footprint, troppo sintetiche, non mettono nella mappa i posti segnalati e i prezzi sono "a fasce"
2) Bradt, non male, il suo lavoro lo fa, ma mi ha lasciato una strana sensazione di "non del tutto precisa" e "non del tutto attendibile"
3) Rough guide, ha vari estimatori, di certo su parti storico artistiche è più curata, ma, prezzi a fasce a parte, la trovo difficile da consultare.
Sulle routard, mi diverte il disegno del creatore baffone in copertina, che anno dopo anno diventa sempre meno fricchettone e più sedato turista di mezza età: è tutto un programma.
Risultato, per ora sono ritornato mestamente alle lonely planet, con il compromesso di prenderle in prestito in biblioteca per non dare soldi nè alla casa madre nè alla pessima editrice italiana. Sempre che non esca qualcosa di meglio.
29 dicembre 2006
partenza
Oggi partirò per la Tanzania. C'è stato un breve ballottaggio con il Mali sulla scelta della destinazione, ma per tutto un complesso di cose, dalle date meno buone al viaggio con la emirates contrapposto a 2 roma parigi con i vetusti md-80 dell'alitalia ci ha fatto scegliere la Tanzania.
Sarò via fino al 21 gennaio, ciò vuol dire anche, se interessi mai a qualcuno, a parte lo spider di google, che il blog potrebbe non essere aggiornato in questo periodo.
Certo, potrei scrivere ogni giorno dei resoconti di viaggio del tipo "dalla terrazza del mio albergo, dove servono la colazione, si vedono le barche dei pescatori sul lago vittoria" oppure "paul, la mia guida, è il secondo di sei figli e l'unico maschio, e dice che da quando suo padre si è ammalato tocca a lui mantenere la famiglia" e così via, ma credo che alla fine non lo farò per due motivi: il primo è che mi sembrerebbe qualcosa di già letto (e scritto peggio, oltre al fatto che di sicuro molti sono partiti da fatti più interessanti di quelli che potranno mai succedere a me) e il secondo è che francamente è meglio andare in giro per la Tanzania che chiudersi ogni giorno un'ora o più in un internet point.
Però invidio fortemente chi riesce a guadagnarsi da vivere raccontando quello che ha fatto in viaggio, tipo Tiziano Terzani. Anche se ho deciso che i suoi libri non facevano per me quando ho letto, in libreria, che secondo lui Almaty (allora Alma Ata) era una città splendente con i tetti d'oro mentre Samarcanda era una triste città sovietica; a me è sembrato esattamente il contrario (ma la città più bella dell'area per me è Bukhara).
Sarò via fino al 21 gennaio, ciò vuol dire anche, se interessi mai a qualcuno, a parte lo spider di google, che il blog potrebbe non essere aggiornato in questo periodo.
Certo, potrei scrivere ogni giorno dei resoconti di viaggio del tipo "dalla terrazza del mio albergo, dove servono la colazione, si vedono le barche dei pescatori sul lago vittoria" oppure "paul, la mia guida, è il secondo di sei figli e l'unico maschio, e dice che da quando suo padre si è ammalato tocca a lui mantenere la famiglia" e così via, ma credo che alla fine non lo farò per due motivi: il primo è che mi sembrerebbe qualcosa di già letto (e scritto peggio, oltre al fatto che di sicuro molti sono partiti da fatti più interessanti di quelli che potranno mai succedere a me) e il secondo è che francamente è meglio andare in giro per la Tanzania che chiudersi ogni giorno un'ora o più in un internet point.
Però invidio fortemente chi riesce a guadagnarsi da vivere raccontando quello che ha fatto in viaggio, tipo Tiziano Terzani. Anche se ho deciso che i suoi libri non facevano per me quando ho letto, in libreria, che secondo lui Almaty (allora Alma Ata) era una città splendente con i tetti d'oro mentre Samarcanda era una triste città sovietica; a me è sembrato esattamente il contrario (ma la città più bella dell'area per me è Bukhara).
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