La lonely planet non è più quella di una volta. Questa opinione è condivisa praticamente da tutti, anche sul loro forum.
Mi sentirei di aggiungere che è diventata ormai inutilizzabile.
Le insostenibili opinioni politiche ci sono state sempre (tipo "Pinochet ha salvato il Cile dai disastri di Allende", letta con sgomento sulla guida del Cile).
Le imprecisioni sulle informazioni pratiche sono invece aumentate nel tempo. Usando le lonely planet da più di dieci anni, ho collezionato una serie cospicua di alberghi chiusi da anni, di ristoranti scadenti, di indirizzi sbagliati, di consigli da non seguire.
Per concludere, di recente c'è stata la svolta editoriale allo scopo di attrarre i lettori con età e disponibilità di denaro superiore (quelli che usano la Fodor's o la Frommers, per capirsi). Adesso su ogni guida ci sono pagine e pagine dedicate a descrivere lussuosi alberghi da 200 dollari a notte e ristoranti da 50 a cena, anche in paesi dove è possibile dormire con 10 dollari o meno.
Sul loro forum c'è anche chi sostiene che prima la lonely planet si poteva leggere come un romanzo e adesso non più. E chi dice che anche rinominare la sezione "accomodation" in "where to sleep" denota l'intenzione di rivolgersi a un lettore più anziano e tranquillo. Entrambe le osservazioni mi sembrano eccessive.
Sull'edizione italiana, con le sue traduzioni approssimative, il taglio di molti inserti fotografici e la terrificante abitudine di dividere una guida originale in due o più edizioni, con le parti generali replicate, in modo da raddoppiare il prezzo, stenderei un velo pietoso.
Purtroppo non ho ancora scelto una guida che la sostituisca.
Il suo residuo punto di forza è che ha delle cartine piuttosto chiare con cui è possibile girare le città e trovare quel paio di alberghi economici, nella speranza che corrispondano alla descrizione.
Mentre le cartine delle altre guide non sono mai così efficienti.
L'anno scorso ho provato (in aggiunta) la footprint, che ha indicazioni molto sintetiche e precise, purtroppo non c'era modo di capire dove si trovavano gli alberghi e gli altri posti di cui parlava.
La rough guide, per quello che ho sfogliato, ha molte più più pagine, soprattutto dedicate a cosa vedere, ma mi è sembrato che molte informazioni pratiche non fossero precisissime.
Le prossime che proverò saranno le Bradt. Le ho viste anche in Italia, alla feltrinelli. Ne ho letto qualche pagina e non sembrano male.
Per quanto riguarda le guide scritte direttamente da italiani, nulla da dire: semplicemente non fanno per me.
Aggiornamento 2008:
Ho fatto un po' di prove con altre guide:
1) footprint, troppo sintetiche, non mettono nella mappa i posti segnalati e i prezzi sono "a fasce"
2) Bradt, non male, il suo lavoro lo fa, ma mi ha lasciato una strana sensazione di "non del tutto precisa" e "non del tutto attendibile"
3) Rough guide, ha vari estimatori, di certo su parti storico artistiche è più curata, ma, prezzi a fasce a parte, la trovo difficile da consultare.
Sulle routard, mi diverte il disegno del creatore baffone in copertina, che anno dopo anno diventa sempre meno fricchettone e più sedato turista di mezza età: è tutto un programma.
Risultato, per ora sono ritornato mestamente alle lonely planet, con il compromesso di prenderle in prestito in biblioteca per non dare soldi nè alla casa madre nè alla pessima editrice italiana. Sempre che non esca qualcosa di meglio.
3 commenti:
concordo sul tuo giudizio sulle lonely planet. ci sono ancora alcuni paesi che si salvano perchè le edizioni sono vecchie, ma il rischio ristorante / hotel chiuso è elevato.
peccato perchè erano carine.
cmq io personalmente adesso mi scarico molto dal web. leggendo in qua e in là..
com'è stato il tuo viaggio in Tanzania?
E' vero, dal web si scaricano cose molto interessanti (ad esempio per la Russia, waytorussia è molto meglio di qualunque guida), il problema è che invece di un libro dovresti portarti dietro dei fogli A4 volanti.
Il viaggio in Tanzania è stato molto interessante, sia la parte "istituzionale" (safari, Zanzibar) sia i posti non turistici (per quello che si può).
Che Pinoche abbia salvato il Chile non lo dice solo la Lonely ma basta parlare con almeno la metà dei Cileni.
Facile parlare da qui.
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