10 marzo 2017

Il plusvalore

CHE COS'È IL PLUSVALORE, ALLA BASE DELLO SFRUTTAMENTO CAPITALISTICO DEI LAVORATORI (MARX)

Il Plusvalore è il valore della forza-lavoro non retribuita di cui il capitalista si appropria nel processo di produzione:
«Il plusvalore consiste proprio … nell'eccedenza della somma complessiva di lavoro incorporata nella merce rispetto alla quantità di lavoro pagato che la merce contiene» (Il Capitale, libro III, p. 68).

La forza-lavoro che il lavoratore vende come merce ha infatti la caratteristica particolare di produrre valore, ma il valore della forza-lavoro è determinato essenzialmente dalla quantità di lavoro necessaria per la sua conservazione e riproduzione, oltre che da altri fattori dipendenti dalle situazioni storiche concrete; se questo valore viene riprodotto, per esempio, in quattro ore di lavoro quotidiano, ma l'impiego della forza-lavoro viene prolungato per un totale di otto ore al giorno, si avranno quattro ore di pluslavoro che si traducono in una maggior quantità di prodotto (plus-prodotto o sovraprodotto) e quindi in plusvalore.

Il plusvalore è dunque il valore del pluslavoro, cioè del lavoro compiuto in più dal lavoratore oltre a quello che corrisponde al valore del salario. Si possono individuare due diversi modi di appropriazione di plusvalore. In primo luogo il capitalista può appropriarsi di plusvalore attraverso un prolungamento della giornata lavorativa oltre il tempo limite entro il quale la forza-lavoro produce il suo valore (tempo di lavoro necessario), in modo che si realizzi un pluslavoro (tempo di pluslavoro). Il plusvalore che il capitalista accumula in questo modo viene chiamato da Marx plusvalore assoluto, perché è dato dall'aumento assoluto della durata della giornata lavorativa. Questo è anche il primo modo storicamente verificatosi.

In secondo luogo il capitalista può appropriarsi di plusvalore attraverso la diminuzione, all'interno della giornata lavorativa stessa, del tempo di lavoro necessario e quindi un aumento del tempo di pluslavoro. Ciò avviene in seguito all'aumento della forza produttiva o, per usare un termine corrente, della produttività del lavoro. Questo è divenuto il modo prevalente da quando, in seguito alle lotte della classe operaia, è stata introdotta per legge una durata massima della giornata lavorativa. Il plusvalore che il capitalista accumula in questo modo viene chiamato da Marx plusvalore relativo, cioè dovuto a una diminuzione relativa del tempo entro il quale il lavoratore riproduce il valore della propria forza-lavoro:
«Chiamo plusvalore assoluto il plusvalore prodotto mediante prolungamento della giornata lavorativa; invece, chiamo plusvalore relativo il plusvalore che deriva dall'accorciamento del tempo di lavoro necessario e dal corrispondente cambiamento nel rapporto di grandezza delle due parti costitutive della giornata lavorativa» (ivi, libro I, p. 354).

L'analisi del plusvalore è uno dei punti centrali della ricerca scientifica svolta da Marx. La scoperta dello stretto rapporto che intercorre tra lavoro e valore e, rispettivamente, tra pluslavoro e plusvalore è stata definita da Lenin come «la pietra angolare della teoria economica di Marx». Ne Il Capitale Marx non solo individua i modi specifici di produzione e di appropriazione da parte dei capitalisti del plusvalore, ma mostra come la produzione di plusvalore sia «motivo diretto e scopo determinante della produzione capitalistica». Infatti la condizione essenziale per il verificarsi della stessa accumulazione del capitale è la disponibilità di plusvalore nelle mani dell'imprenditore. Il saggio del plusvalore, cioè il rapporto tra il plusvalore ottenuto e il capitale variabile anticipato in salari, esprime il grado di sfruttamento della forza-lavoro:
«Il grado di sfruttamento determina l'ammontare del saggio del plusvalore e data la massa complessiva del capitale variabile, determina l'ammontare del plusvalore e quindi del profitto» (ivi, libro III, p. 241).

[fonte: http://www.homolaicus.com/teoria/dizio/mddip0.htm#Plusvalore]


Con una nota al fumetto: 
 Se fosse così, sarebbe anche giusto, fare 50-50 tra chi investe e chi lavora, sarebbe assolutamente degno.
Ma la verità è che l operaio produce 1000 al costo di 200 e riceve 10; altro che 400...