28 novembre 2011

Beppe Severgnini: istruzioni per l'uso

Se dovesse interessarvi il libro "manuale del perfetto turista" di Beppe Severgnini (che compendia "italiani con valigia" del 1992 e "manuale dell'imperfetto viaggiatore" del 2000, più qualche centinaio di pagine di bonus chiacchiere), essendoci già passato, posso dare qualche consiglio.
Se dovete ancora comprarvelo o procurarvelo, non fatelo, non vale la pena o la spesa.
Se lo avete già fatto, seguite la tattica seguente.
1) Saltate tutte le parti che riguardano i paesi del socialismo reale, quindi Europa dell'est, Russia, Cina, Vietnam, per non sorbirvi una cantilena su come era brutto il socialismo reale, che già probabilmente veniva a noia nel 1992, figurarsi nel 2011 (avverto che purtroppo la ripetitiva tirata anti-comunista di Severgnini può irrompere anche in un capitolo su Helsinki o su Cento, provincia di Ferrara).
2) Saltate tutte le parti che riguardano il sud Italia, è tutto un ricorrere di palazzi abusivi non finiti, cattiva gestione, persone disoneste e scortesi.
3) Altri due temi martellanti sono lo stato oppressore con tasse e burocrazia e gli immigrati (appena arrivati, quindi trattati con una cortese ipocrisia, che sparirà rapidamente negli anni successivi) ma questi sono sparsi con uniformità nel testo e non posso dare istruzioni su come saltarli.

Leggere il resto. In pratica restano gli Stati Uniti (se non vi infastidisce l'adorazione acritica), l'Australia e qualche città dell'Europa occidentale.
Leggerete una serie di storielle spiritose sugli italiani turisti all'estero, che strillano, parlano al cellulare e fregano le saponette negli hotel. Certe volte la battuta riesce così male che l'autore deve spiegarla, come quella dell'Amleto della Mancia "raffinata combinazione tra Shakespeare e Cervantes" (sic) sugli italiani che non sanno se lasciare la mancia al ristorante, in altre l'autore non sembra avere grande stima della cultura media dei suoi lettori, come quando cita Gregory Corso e poi aggiunge l'inciso "che non era un calciatore dell'inter ma un poeta americano" (sic).

In effetti la cosa davvero interessante di questo libro è che permette di comprendere da un differente punto di vista l'imbarbarimento della società italiana negli ultimi vent'anni.

Normalmente quando si parla del degrado della società si citano gli operai che votavano PCI e ora votano lega, oppure i giovani che escono da una scuola sempre più inadeguata.
Con Severgnini si ha una voce di certa borghesia moderata del nord Italia (scriveva per "il Giornale", ancora quello di Montanelli e non la versione "per male" da Feltri in poi) che magari non era democristiana nè leghista, ma a bassa voce esprimeva idee come l'odio verso meridionali e immigrati o lo stato oppressore che poi avrebbe gridato negli anni successivi con fierezza nello sdoganato polo berlusconian-bossiano.

Tornando al libro si può recuperare, gratta gratta, una buona sentenza: "Non esistono [...] luoghi noiosi. Esistono solo viaggiatori impreparati" e un consiglio su un libro "Life's little instruction book" (un concentrato di buonismo e un manuale di istruzioni su qualunque cosa come solo agli americani viene in mente di scrivere), che tra l'altro si trova in pdf su internet. Se non mi piacerà ne scriverò male sul blog.

Qualcuno, arrivato a questo punto, potrebbe chiedermi perchè l'abbia letto. Ho due risposte complementari: la prima è "mi sono sbagliato". La seconda, tenendo presente che volevo un libro leggero, da tenere sul davanzale del bagno, è che questo libro, per un buon 40%, svolge bene questo ruolo,  un po' come un'acqua minerale imbottigliata che sa un po' di plastica; ha un cattivo sapore ma va giù lo stesso.

Anni fa Pippo Russo, per aver dato dell'"emerito c..." a Severgnini, venne cacciato dal manifesto dal manierato direttore Barenghi (poi riaccasatosi felicemente alla Stampa di Torino). Una decisione piuttosto precipitosa, direi.

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