Con la sua surreale montagna di parole, Renzi ha partorito il pisolino. E i segni incontenibili della noia si avvertivano anche tra i suoi senatori, increduli dinanzi a tanta vuotaggine.[...]
Ha citato subito la Cinquetti (al Quirinale il politico pop aveva evocato Celentano) [...]
Ma, alla fine della sua disadorna esposizione, rimbalzano piuttosto le note amare di Battiato, quelle un po’ strazianti sulla povera patria. (Michele Prospero, dal manifesto del 25/2/2014)
Direi che anche quest'anno i (decimati) compagni del manifesto si meritano il rinnovo del mio abbonamento.