Oggi ricorre il decimo anniversario dell'affondamento della nave Kater i Rades.
Questa nave, o come si usa dire "carretta del mare", trasportava un gruppo di persone in fuga dall'Albania, dove era scoppiata una guerra civile a seguito dei fallimenti delle piramidi finanziarie promosse da Sali Berisha (presidente della repubblica allora e primo ministro adesso).
Il 28 marzo 1997 la Kater i Rades fu speronata dalla nave militare italiana Sibilla in acque territoriali internazionali, dopo un inseguimento da parte di mezzi navali e aerei italiani. Questi mezzi militari erano impegnati nel blocco contro gli sbarchi clandestini deciso dal governo di Romano Prodi (presidente del consiglio allora e anche adesso).
Il bilancio dei morti è imprecisato, in quanto non si conosce con precisione il numero delle persone imbarcate e molti non sono stati mai ripescati. Di sicuro i superstiti sono stati 34, i morti ripescati 4, sui dispersi le fonti variano da 57 a 105. I processo di primo grado ha condannato il capitano della nave albanese a quattro anni e il comandante della nave italiana a tre.
Se di questa strage dimenticata se ne ricorda talvolta qualcuno, è forse a causa della indiscutibile responsabilità delle autorità italiane.
Altri ricordano il naufragio della Yohan, il 25 dicembre del 1996, in cui morirono centinaia migranti provenienti da India, Pakistan e Sri Lanka, al largo di Porto Palo. Il numero è al solito imprecisato, ho trovato da 283 a 300, e non so se ne abbiano mai ripescato qualcuno.
Ma questi due episodi sono solo i più clamorosi di una sequenza praticamente giornaliera.
Fortress europe parla di 8153 morti dal 1988 a febbraio di quest'anno.Tra gli annegati in mare, 1929 erano nel canale di sicilia, 474 nell'adriatico.
Poi, tra gli altri, ci sono i 247 nascosti nei tir (soffocamento, schiacciamento o incidente stradale), gli 88 morti nei campi minati (tra Grecia e Turchia), i 51 annegati nei fiumi, i 34 morti di freddo a piedi, gli 8 morti assiderati perché nascosti tra i bagagli degli aerei.
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