In questo deprimente inizio di 2008 ci è già capitato di assistere alla rovinosa caduta del governo di centro-sinistra, a Berlusconi che ha potuto decidere in base alle sue convenienze quando votare e con quale legge elettorale, al suicidio elettorale del Pd di Veltroni che ha deciso di perdere nettamente e consegnare il paese alle destre. Due soli scenari sembrano possibili: o altri cinque anni di governo berlusconiano o un'assemblea costituente guidata da Berlusconi che riscriva a modo suo la costituzione. Di nuovo, si farà quello che conviene di più a Berlusconi.
In questa disastrosa situazione, per un elettore di sinistra, oltre a votare il Pd turandosi il naso, in una riproposizione estrema della retorica del "voto utile", a continuare a sostenere le attuali dirigenze della sinistra arcobaleno corresponsabili del disastro, oppure ad astenersi, c'è una quarta possibilità.
Dal Manifesto di oggi, di Turigliatto e Cannavò:
"La caduta del governo Prodi delinea il disastro di un'ipotesi politica debole e mal congegnata. In soli diciotto mesi il centrosinistra, la mitica Unione che doveva cambiare «davvero» l'Italia, ha inanellato un fallimento dopo l'altro lasciando dietro di sé macerie ingombranti. Un disastro materiale, fatto di impoverimento reale dei lavoratori e lavoratrici, di ulteriore precarizzazione del lavoro - ad esempio con la detassazione degli straordinari - di arricchimento delle imprese foraggiate con aiuti di stato inediti e massicci; ma anche un disastro politico che ha provocato disillusione, disincanto, perdita di fiducia, distacco dalla politica e dall'impegno attivo, demoralizzazione.
Prodi non è caduto semplicemente per una congiura mastelliana. Prodi cade anche perché isolato socialmente e in rotta con l'elettorato che, faticosamente e con grandi sacrifici, ne aveva consentito la vittoria innanzitutto per ostacolare le destre e l'odioso populismo berlusconiano. E' questo elemento ad aver generato la debolezza del governo, la sua fragilità e quindi la sua esposizione alle manovre di Mastella.
In questo disastro spicca il fallimento della sinistra di governo. La linea governista e l'ipotesi di alleanza con la «borghesia buona» ha fatto arretrare i diritti del lavoro, ha favorito le imprese e le banche e permette oggi un ritorno massiccio delle destre. Alla disfatta politica rappresentata dalle spedizioni all'estero, dall'aumento delle spese militari, dal cuneo fiscale, dal pacchetto Welfare, dal tradimento delle aspettative di uguaglianza del movimento lgbtq, dal decreto sicurezza, dalle liberalizzazioni di Bersani, dalla costruzione della base di Vicenza, dalle promozioni di De Gennaro, si aggiunge una disfatta sociale perché il più delle volte gli insuccessi sono stati esibiti come piccole vittorie, ipotetiche riduzioni del danno. Basterebbe vedere oggi lo sbandamento della sinistra e lo spaesamento degli stessi lavoratori e lavoratrici per rendersi conto di quanto grande sia stato invece il danno procurato.
Il fallimento della sinistra è senza appello e solo un grande processo di ripensamento generale e di rinnovamento radicale a tutti i livelli - a partire dai gruppi dirigenti - potrebbe permettere una nuova ipotesi di lavoro.
[...] crediamo che a sinistra dell'Arcobaleno sia necessario dare vita a una lista della Sinistra anticapitalista su una piattaforma avanzata di lotta e di rivendicazioni generali: aumento reale del salario, ripubblicizzazione dei servizi sociali, lotta senza quartiere contro gli omicidi sul lavoro, un piano di «rifiuti zero», contrasto alle spedizioni militari, riduzione spese militari e riconversione industria bellica, difesa dei diritti delle donne, dei diritti civili contro ogni ingerenza vaticana, abolizione della legge 30 e della Bossi-Fini, drastica riduzione dei privilegi istituzionali.
Una lista con caratteristiche di unità , pluralità e di innovazione: rotazione degli eletti, tetto ferreo alle indennità percepite, presenza di soggetti diversi. Una lista indisponibile ad alleanze e coalizioni con il Partito democratico ma che sappia ridare fiato e prospettiva a un'alternativa di sistema. Vogliamo lavorare per questo obiettivo nei pochi giorni che restano prima delle scadenze elettorali senza preclusioni o schematismi".
6 commenti:
lieto di conoscerti!
Caro Conte Oliver,
non sono molto d'accordo con Turigliatto-Cannavò.
Primo perché il governo non è caduto su nessuno dei temi importantissimi che i due hanno citato (lì bene o male Prodi ha retto): è caduto per il calcolo personale di un ministro della giustizia alla guida di un partitino di provincia (nel mio collegio il suo Udeur ha preso un sesto dei voti dei Pensionati, più o meno quanto il partito "No Euro"...). Probabilmente se l'Unione avesse vinto le elezioni sarebbe ancora viva e vegeta; il problema è che le elezioni le ha pareggiate e per far stare in piedi il governo sono subentrati calcoli molto poco politici (dalla salute dei senatori a vita ai conti con la giustizia del ministro di Ceppaloni).
Secondo perché a sinistra l'idea che per rispondere ai "fallimenti" si debba dar vita all'ennesima lista non mi sembra un'idea né nuova (per usare un eufemismo...) né portatrice di grandi risultati...
Ciao
@moltitudini:
il piacere è anche mio
@primaticcio:
è vero che il governo non è caduto su quei temi, però tutto lascia prevedere che sarebbero stati lasciati irrisolti per tutta la durata della legislatura (certo non c'è più la controprova).
Ed è vero che le elezioni sono state pareggiate, però allora perché non impostare la campagna elettorale con lo stesso schieramento (esclusi i dini e i mastella) e puntare a una vittoria più ampia ?
La scelta invece è stata opposta, perché il pd vuole fare proprio un'altra politica e le voci sulle candidature di montezemolo e ichino sono solo un esempio.
Sul fatto che una lista di turigliatto (o di ferrando) sia l'ennesima, senza futuro politico, posso convenire. Però ha il programma che probabilmente piacerebbe agli elettori della sinistra arcobaleno (che è stimata all'8%). C'è un modo rapido per trasferire il programma da una parte o i voti dall'altra ?
Del Pd non voglio neanche parlare, lo considero sullo stesso livello del Pdl. Né più né meno.
Il discorso politico deve partire dalla sinistra, quella vera. L'arcobaleno non è da considerarsi un'alternativa al liberismo. Nasce come generico soggetto di sinistra e nonostante la forza elettorale sia rappresentata dai partiti di stampo comunista, si è scelto per annullare il simbolo, soccombere alla linea di Mussi e Co.
Inoltre il Prc può considerarsi oramai morto. Non è più un'avanguardia per le classi lavoratrici. E' inutile che tale esperienza politica continui con questi stenti. La dirigenza (Bertinotti e Giordano) boicottando il congresso di genneaio hanno preso posizioni senza interpellare la base e hanno optato per il superamento del simbolo comunista nonostante tutte le quattro mozioni di minoranza siano fermamente contrarie.
L'unica alternativa che proporrei è un'unità a sinistra dell'arcobaleno dove entrino tutte le anime dell'area critica di matrice comunista, anticapitalista e rivoluzionaria. Mi riferisco ai compagni del Partito Comunista dei Lavoratori di Ferrando, alle correnti dell'Ernesto e di Essere Comunisti, all'area Erre, a Falce e Martello, oltre a tutti coloro che vogliono entrare in un progetto che può anche risultare positivo in termini elettorali. Oramai la società è esausta, ci vuole una politica di serio rinnovamento. I comunisti hanno l'obbligo di dare l'alternativa.
Saluti.
Complimenti per il blog.
Romolo
http://lafabbrica.ilcannocchiale.it
@Romolo:
Sono d'accordo con la tua analisi.
Sembra però che l'unità tra le formazioni a sinistra dell'arcobaleno sia una cosa complicatissima da realizzare. Inspiegabilmente.
Conte Oliver ti verrò a trovare più spesso. Per un lungo periodo ti sei fatto desiderare (eri in viaggio)
Pensatoio
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