10 ottobre 2013

Pepe Carvalho

"Sempre si aspetta un'estate migliore e propizia a fare ciò che non si fece..."

Ne avevo letto uno almeno 15 anni fa, e non mi aveva esortato a leggerne altri.
Ci ho riprovato questa estate e, complice l'età che mi fa assomigliare di più a Carvalho e  cogliere le geniali allusioni di Vázquez Montalbán, non ho più smesso.
Vado a elencare in ordine di lettura.
I mari del sud - 1979
l'omicidio del ricco Stuart Pedrell, uno dei tipici ricchi infelici che si trovano nei romanzi di Carvalho, nel quartiere di San Magin, surrogato dei mari del sud: unità di luogo e citazioni letterarie,
Gli uccelli di Bangkok - 1983
Un paio di fait divers e un'avventura in Thailandia , sulle piste di una donna incontrata in Tatuaggio, tra Bangkok, Pattaya, Chiang Mai e Koh Samui. L'autore amava quelle zone. La paella spiegata a una thailandese è una delle pagine più famose. Il traduttore è l'occasionale Sandro Ossola, a cui dobbiamo il piacere di leggere tortillas, cazuelas, caldero e non pedanti traduzioni. Ci sono anche bei bozzetti sulla Barcellona in via di sparizione: plaza del Padrò, plaza de la Gardunya. Finale malinconico sul mar menor.
La rosa di Alessandria - 1984
Quello che avevo letto 15 anni fa, per circa metà ambientato ai Caraibi, su una nave mercantile e senza Carvalho. Vázquez Montalbán descrive benissimo il tedio di trovarsi ai Caraibi con il brutto tempo, il problema è che questo tedio rischia di contagiare un po' anche il lettore.
Le terme - 1986
Ambientato alle terme, uno dei più divertenti. Qui si fa la conoscenza dello scrittore Sanchez Bolìn, ulteriore alter ego dell'autore.
La solitudine del manager - 1977
Dove c'è la sintetica storia dell'incontro con Biscuter, dove Vazquez Montalban si diverte ad anticipare la trama del successivo i mari del sud e racconta una storia sicuramente autobiografica di studenti antifascisti negli anni del franchismo.
Assassinio al comitato centrale - 1981
Carvalho a Madrid per una storia nera all'interno del partito comunista spagnolo, che lo scrittore ha frequentato bene. Il problema è che a più di trent'anni di distanza sfuggono i riferimenti a personaggi reali, mentre le parodie dei discorsi comunisti sono ormai diventate luogo comune. Però ad esempio ci sono brani fulminanti come "in ogni essere umano c'è un collaboratore domenicale di un giornale di destra tipo 'ABC' "oppure (riferendosi al frutto maracujà) "osceno coglione di vecchio pieno di polpa insipida e acida".
Ho ammazzato J.F. Kennedy - 1972
E' il primo romanzo in cui compare Carvalho ed è piuttosto difficile da trovare, principalmente per un motivo: non è un romanzo di Carvalho. Come recita la quarta di copertina, è un romanzo "visionario", nel senso più estremo del termine. Carvalho qui è quasi leggendario, si parla di Kennedy ma si intende Franco, ma dopo le prime dieci pagine ci si chiede sconsolatamente dove l'autore voglia arrivare. Le pagine finali, in compenso, disegnano un intreccio di spie internazionali di quelli che piacevano a Vazquez Montalban.
Tatuaggio - 1974
Il primo vero romanzo di Carvalho è in realtà questo (pare sia stato scritto per una scommessa persa), e si può vedere dalle descrizioni su età, aspetto fisico, modello di automobile che l'autore fa del suo protagonista e anche degli altri personaggi. Finché Vazquez Montalban non decide che il lettore è ben informato e spedisce Carvalho a indagare ad Amsterdam.
Storie di fantasmi - 1987
Improvvisamente  Vázquez Montalbán decide di passare ai racconti brevi. Però questi 3, che sono i primi in ordine temporale, danno l'impressione di essere dei romanzi lunghi di cui l'autore si è stancato, perché hanno delle accelerazioni improvvise. C'è la storia dell'autostoppista fantasma, già apparsa brevemente nella solitudine del manager, una storia di pesca, manager imbelli e vedove alle Canarie (dove inopinatamente Carvalho mangia male) ed una terza di vecchi freak sulla costa spagnola.
Tre storie d'amore - 1987
In questa raccolta Vázquez Montalbán si trova già a suo agio con la forma racconto e sembra divertirsi nelle storie di breve respiro e senza fait divers. Così può narrare un vecchio amore di Carvalho, prima di Charo, una storia di vecchi rocker invecchiati male (che dimostra chiaramente che l'autore non ha mai fatto parte della categoria) e la storia di una donna di angelica cattiveria.
Il labirinto greco - 1991
Vázquez Montalbán qui va in scioltezza, gioca con l'attualità (la Barcellona dei lavori preolimpici), nomina il vero sindaco, cita i suoi precedenti romanzi e le poesie di gioventù (e si diverte a farle disprezzare a Carvalho), scrive frasi a effetto per alcune categorie di lettori, come chi scrive, ad esempio:
Apparteniamo a quel tipo di gente che a diciotto anni ne ha già quaranta e poi fa fatica a compierne quarantuno.
oppure
Si risvegliò di buon mattino senza i postumi della sbornia, perché tutto quello che abbiamo bevuto era buono e tutto quello che abbiamo detto era inutile, si spiegò.
Per sfuggire alla routine fa succedere fatti speciali ai protagonisti. Carvalho avrà sbandamenti sul lavoro e di cuore e Charo, dopo non essere comparsa per tutto il romanzo, apparirà alla fine con una lunga lettera d'addio. Ma Carvalho avrà ancora l'ultima parola, scegliendo di non andare da lei.
Il centravanti è stato assassinato verso sera - 1988
Un romanzo sul mondo del calcio, e una storia binaria in cui ci sono due centravanti, due allenatori, due presidenti, uno del Barcellona e uno della decaduta squadra del Centellas. E le verbose parodie degli eloquii calcistici sono così duplicate. Ciò nuoce un po' alla scorrevolezza. Alla fine Vázquez Montalbán fa morire il più sacrificabile dei personaggi fissi della saga: il lustrascarpe e informatore Bromuro, fascista convinto, che Carvalho amava senza che al lettore fosse mai stato spiegato perché.
Storie di politica sospetta - 1987
Un titolo tradotto male per essere accattivante, ma già nella prefazione política ficción sarà correttamente tradotto come fantapolitica, per tre storie di giovani fascisti e vecchi repubblicani che non si arrendono. All'inizio del primo racconto, a mo' di prefazione, una invettiva contro la nouvelle cuisine. Tre storie sulla vecchiaia, un periodo della vita che Carvalho e Vázquez Montalbán temevano molto.
Sabotaggio olimpico - 1993
Ha un inizio che sembra consueto, con Biscuter appena tornato dal desiderato corso di cucina a Parigi. Poi parte inesorabilmente lo stile "visionario" che i lettori hanno conosciuto e temuto in "Ho ammazzato Kennedy". E sullo sfondo delle olimpiadi in corso, una sfilata di personaggi, da Juan Carlos a Andreotti, da Samaranch a Felipe Gonzales, fino alla figlia di Tito, che interagiscono con Carvalho, e una sfilata di fatti assurdi.
Il fratellino - 1997
Oltre al racconto che dà il titolo alla raccolta, una ennesima avventura con vecchi compagni antifranchisti di Carvalho, naturalmente traviati, ché quelli integerrimi si troverebbero solo nella "politica ficción", in questo volume ci sono una serie di racconti in cui Vázquez Montalbán sembra stia svuotando la sua cantina letteraria: un triste natale dopo la partenza di Charo, due esercizi di stile alla Agatha Christie, un racconto in cui un personaggio di Carvalho parla in prima persona e uno strano trattato su Marilyn Monroe in stile ho ammazzato Kennedy.
L'uomo della mia vita - 2000
Un Carvalho sempre più disilluso si trova ad ignorare sia il ritorno di Charo da Andorra, sia le avances letterarie di una perfetta spasimante già incontrata ne "I mari del sud", sullo sfondo di grottesche spie catalaniste e sette religiose in una città, che non piaceva più al suo autore. I tempi sono più allungati, partendo dalla metà del 1999 per arrivare al fatidico capodanno del 2000, anche se i fatti che accadranno faranno dimenticare la scadenza al lettore.
 Luis Roldán, né vivo né morto - 1994
Pubblicato a puntate su El pais, adegua il suo formato alle esigenze editoriali: capitoli di durata uniforme e in qualche modo autoesplicativi. Luis Roldán è un faccendiere spagnolo realmente esistito, ma il romanzo è ancora una storia di fantapolitica e fantaspionaggio di quelle che l'autore amava.
Quintetto di Buenos Aires - 1997
Un romanzo più lungo, in cinque capitoli, molto avvincente, in cui Vázquez Montalbán annuncia di conoscere gli stereotipi sull'Argentina e poi se ne serve nella maniera giusta, combinandoli con molti altri. Scrive addirittura dei tanghi per Adriana Varela, che compare nel romanzo. Ed emoziona così tanto sui desaparecidos e i suoi carnefici che è costretto quasi a disegnare un lieto fine, prima di riconsegnarsi al cinismo con il controfinale. Tutto in questo romanzo è magniloquente e il lettore desidererebbe restarci a vita, così come Carvalho in Argentina. Decisamente il capolavoro della saga.
Storie di padri e figli - 1987
Altra raccolta di tre episodi, con figli maturi o padri ossessivi. Un racconto era nato da un saggio su un quartiere di Barcellona e si vede. In un altro Carvalho getta lo scompiglio tra veri eroi della stampa rosa nella Costa del Sol.
Assassinio a Prado del Rey - 1987
Il titolo originale comprendeva "altre storie sordide", ma è stato censurato nella traduzione. A Prado del Rey a Madrid c'è la televisione spagnola e Vázquez Montalbán si diverte a parodiare l'ambiente televisivo e tutta Madrid. Si vendica anche di una serie televisiva di Carvalho di cui evidentemente non  è stato contento, facendone parlare male uno scrittore suo alter ego inserito in una triade in cui c'era anche una parodia di Garcia Marquez e un terzo che non si riconosce (chi l'ha riconosciuto per favore me lo segnali nei commenti).
Il premio - 1996
Altra opera monumentale, con un intreccio che dura 24 ore e vari flashback, moltissimi personaggi, addirittura tre alter ego dell'autore: Carvalho, Sanchez Bolìn e il vincitore del premio. Vázquez Montalbán fa i conti con i premi letterari, la scena e l'industria letteraria di Spagna, la città di Madrid e i presonaggi dell'assassinio al comitato centrale che aveva voglia di far rivivere. Purtroppo i riferimenti e le parodie non sono coglibili dai non spagnoli.
Millennio I: Pepe Carvalho sulla via di Kabul - 2004
Prima parte del dittico finale uscito postumo, anche se questa prima parte non era probabilmente nata per essere pubblicata postuma. L'assassinio con cui finisce L'uomo della mia vita è il pretesto per scappare da Barcellona e iniziare un viaggio attorno al mondo (in 80 giorni) con Biscuter come Sancho Panza e i nomi flaubertiani di Bouvard e Pecuchet. Italia, Grecia, Egitto, Israele, Libano, Asia ex sovietica, Afganistan, India, fino a Bangkok, dove il romanzo (non) finisce, turismo inframezzato da una storia di spionaggio e di guerra. Le impressioni iperciniche di Carvalho sui posti visitati sono probabilmente quelle molto eccentriche di Vázquez Montalbán. A cui possiamo perdonare di aver mandato Carvalho a mangiare al Bolognese e da Gigetto a Roma e di avergli fatto saltare Bukhara per poi rimanere deluso a Samarcanda. Perché queste pagine fanno venire voglia di prendere lo stesso itinerario.
Millennio II: l'addio - 2004
Seconda parte del dittico finale: in originale si chiama "en las antipodas" e nonostante il titolo italiano non ha un epilogo che chiude la saga: probabilmente se l'autore non fosse morto ci sarebbero stata una continuazione. Il viaggio riprende da Bangkok attraverso Indonesia, Australia, Sud America e Africa, fino a un finale un po' strano in cui Biscuter si affranca da un Carvalho sempre più stanco. Viene sempre voglia di partire per i luoghi descritti, anche se è divertente ma straniante  confrontare le proprie impressioni  con quelle anticonformiste-disilluse di Carvalho/Vázquez Montalbán. In mezzo, intrighi spionistici, incontri con vecchi personaggi e innamoramenti geografici per la penisola Valdès, la Terra del Fuoco o Djenné in Mali.
La fedele traduttrice Hado Lyria, di cui abbiamo trovato lo stile sempre puntuale ma sconfinante un po' nel pedante, finisce in bellezza traducendo (a Buenos Aires) con "panzerotti caldi" quello che dovevano essere "empanadas".
La bella di Buenos Aires - 1997
Rimasto inspiegabilmente inedito in Italia fino al 2013, con un titolo che traduce malamente "la muchacha que pudo ser Emmanuelle", è un caso interessante e godibile che tra l'altro chiarisce molti punti narrativi che erano rimasti oscuri: ad esempio l'avvicendamento tra Contreras e Lifante a commissario nemico di Carvalho e l'inizio dell'emancipazione di Biscuter. Vázquez Montalbán qui comincia a prendere confidenza con la storia e il costume argentino, il tango e i desaparecidos, prima di far partire Carvalho per il monumentale quintetto.


A un certo punto, finiti i romanzi con Pepe Carvalho, ho cominciato con la produzione restante di Vázquez Montalbán.

Gli allegri ragazzi di Atzavara - 1987
Opera, come quasi sempre con Vázquez Montalbán sospetta di autobiografia, su un gruppo di persone che si riuniscono in vacanza in una località immaginaria, in una irripetibile estate del 1974 che vedeva l'agonia di Franco e del franchismo. Gli stessi avvenimenti visti con l'occhio di quattro dei personaggi, tra cui uno scrittore mediocre e tronfio, alter ego in negativo dell'autore. I diversi punti di vista sono accentuati da differenze di censo, istruzione o orientamenti sessuali. Tanto che alla fine si rimpiange di non avere i punti di vista degli altri personaggi.
Lo strangolatore - 1994
Uno strangolatore seriale, in una Boston che è invece Barcellona, narra in prima persona i suoi delitti e le sue ossessioni, con un'infinità di digressioni e citazioni. Se Carvalho bruciava i libri, lo strangolatore può metaforicamente far fuori i suoi autori, mentre racconta come ha ucciso, nella finzione letteraria, famiglia, amici e conoscenti. L'opera, in due parti, da giovane e da vecchio, smette presto di appassionare, e subito dopo comincia la tentazione di saltare direttamente alla postfazione di Hado Lyria, che prova a chiarire una parte dell'indigesto groviglio di suggestioni.

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