Poi c'è l'ascolto involontario, i luoghi pubblici. In uno di questi casi ho purtroppo fatto la conoscenza di Luca Casciani di radio ti ricordi. Ero in un pullman navetta e l'autista mostrava di apprezzare molto la serie di battute razziste e fasciste del conduttore. Ho pensato con orrore che le opinioni nelle radio locali e nei network di musica leggera fossero tutte così. E questo spiegava il proliferare del razzismo, in rete e fuori.
Poi facendo una ricerca ho scoperto una realtà più rassicurante. ll tizio in questione non è rappresentativo dei programmi radiofonici, piuttosto è rappresentativo di una serie di figuri che purtroppo sono molto diffusi in Italia.
La vicenda dell'Expo di Milano, con la retorica patriottarda a reti unificate e l'impossibilità di esprimere dissenso mi ha fatto ricordare la stessa atmosfera in un altro grande evento del passato, i mondiali di calcio di Italia 90. Lì, eravamo condannati ad essere entusiasti, non si poteva parlare degli operai morti durante la costruzione degli stadi, né degli sprechi per costruire o ristrutturare male gli stadi. E non abbiamo neanche vinto. Per Italia 90 scrissero anche una brutta canzone come inno ufficiale, forse non brutta come l'inno di Allevi, ma segno che calcio e inni non vanno molto bene insieme.
Erano anni che non ero orgoglioso del governo del mio paese, massimo contributore per la ricostruzione del ponte di Mostar e unico contributore per la ricostruzione di questo palazzo in centro.
Nel 2000 dovevano essere altri tempi, la retorica della crisi non aveva corroso l'opinione pubblica. Sono convinto che oggi molti direbbero che non si possono spendere soldi per ricostruire un ponte all'estero quando c'è tanto da fare in Italia.
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