Antonio Persia è un cantautore e blogger. Nonostante sia più (e da più tempo) cantautore, è più facile conoscerlo come blogger, semplicemente andando su antoniopersia.splinder.com
Chi conosce il suo blog sa che è molto lucido e molto ruvido, come capita spesso ai cantautori quando invece della musica si esprimono con la parola. Ricordo ad esempio un concerto in cui Claudio Lolli, erano i tempi in cui impazzava la canzone "vaffanculo" di Masini, ricordava che ad inventare il vaffanculo era stato Piero Ciampi: ma mentre Masini in realtà non diceva vaffanculo a nessuno, e si limitava a urlarlo assieme al pubblico, Ciampi mandava realmente affanculo il suo pubblico, il quale, risentito, restituiva l’invito al mittente.
Come blogger Antonio è piuttosto conosciuto, ma la sua musica, invece, è oscurata. Ha fatto due dischi, praticamente introvabili, a meno di ordinarli direttamente a lui.
Il primo disco, “Irriducibilmente… ancora canto” autoprodotto, è uscito nel 1990.
Il titolo riprende le parola di " L'ultima canzone", una sorta di manifesto del cantante di strada "mi sto meravigliando mentre ancora canto. Irriducibilmente, credo ancora a questo incanto".
Qui è racchiusa tutta la poetica di Antonio Persia artista, l’amore per un certo modo di fare musica, la tenacia di continuare nonostante le difficoltà. Ed è una ballata frizzante, che fa il paio con la fresca "Estate italiana”, canzone che conclude il disco in una ventata di speranza pop.
Per contrasto, il pezzo d’apertura è la rifessiva "Pierpaolo", omaggio affettuoso e malinconico per Pasolini, all’Idroscalo di Ostia, impreziosita da un coro femminile nel riff finale che ricorda l’ultimo de André, per quanto i versi siano invece presi in prestito a Francesco de Gregori. Sulla stessa linea è "Palermo", da cui traspaiono amore e disperazione, conditi da un sound mediorientale.
Il secondo disco, del 1992, si chiama “Ritorno al Futuro con le Canzoni Negate”, e contiene pezzi nuovi, ma anche altri esclusi forzatamente dal primo disco, che durava solo 26 minuti. Questo invece ne dura 85.
E’ una sorta di concept album, con delle brevi registrazioni d’attualità tra una canzone e l’altra: molte non sono riuscito a individuarle, per l’assenza di note, ma significative sono due interviste, a Occhetto e Sbardella, sulla possibilità che il Pds entrasse inopinatamente in un governo con Dc e Psi con Craxi presidente del consiglio. Quell’ipotesi poi sfumò, ma il partito nato dal Pci trovò in seguito nuove possibilità di autoscreditarsi.
E’ un opera molto ben radicata nell’attualità di allora. Il 1992 fu l’anno dello scoppio di tangentopoli e della grande offensiva della mafia, ma anche di una speranza che in Italia le cose, dopo cinquant’anni, potessero cambiare. Nel disco questa speranza non si sente, come se l’autore avesse già previsto come sarebbero andate le cose, mentre in tutti i testi è sempre in agguato l’ironia, che raggiunge i suoi apici nella swingante (e Caputiana?) “Appuntamento a Roma”, in “19P2” dove una musica giocosa contrasta volutamente con l’argomento drammatico, nel rock ecologico “Ossido, Tossico, Yeah” e nella suggestiva “Cara vecchia canzone d’autore”, affettuosa ma severa considerazione sullo stato della canzone d’autore del tempo.
Tra i pezzi da segnalare ci sono “Altri auspici”, poetico affresco che ripercorre i cambiamenti della società dal 1959 , in cui Persia sottolinea l’importanza e la fatica necessarie per trovare una strada valida, e per insegnare tutto questo al figlio. Il discorso genitoriale è presente anche nella lieve “Si torna in città”, canzone agrodolce sulla fine di un’estate mentre “Nu poc' 'e libbertà” è un esercizio di stile in forma di canzone napoletana, ma, credo, il dialetto è di Fondi.
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