Come si sa, Chavez è il presidente del Venezuela, l'iniziatore di un movimento di progresso di tutta l'America latina e, in questo momento, l'esperienza
statuale più supportabile nel mondo.
Come si sa, sui giornali italiani si fa un gran parlare della chiusura della televisione RCTV, chiusa, secondo questi giornali, per un'operazione di censura, visto che durante il tentato golpe del 2002 la televisione esortava a rovesciare Chavez.
I giornali italiani dicono anche che in tutto il Venezuela la protesta impazza.
Informandosi un po' di più si può scoprire che a RCTV è stata revocata (per fine concessione) solo la licenza di trasmettere in chiaro, ma può continuare a trasmettere via cavo o via satellite, che in Venezuela l'80% delle tv è privato e contro il governo (Globovision, Televen,Venevision, per dire le più grandi), che le manifestazioni sono state sia pro che contro questo provvedimento.
E che in Italia c'è una televisione che occupa le frequenze senza autorizzazione (Retequattro) che spettano ad un altra televisione (Europa tv), ma il precedente governo ha fatto una legge ad personam per rimandarne la chiusura. E se facessero chiudere retequattro, di certo si griderebbe alla censura politica.
Per finire l'indagine, ho chiesto a 3 studenti venezuelani con cui gioco a calcio cosa ne pensavano. Dopo aver parlato un po' di Simon Diaz, Luis Silva e altri trovadores llaneros, ho chiesto se RCTV era così vista. Hanno risposto che era la più vista del Venezuela, che era una specie di monumento nazionale ("come chiudere Piazza Navona"), che trasmetteva prestigiose telenovelas, che tutto il Venezuela è arrabbiato. Che c'è criminalità di strada, hanno ucciso anche un imprenditore italiano, di Ferrara, per rubargli il rolex. Che Chavez vuole stroncare le opposizioni, che si è fissato con Fidel Castro e "quell'altro, il boliviano", che vuole fare la guerra agli Stati Uniti, che fa venire i medici cubani.
Insomma, non avevo considerato che è probabile che studenti che possono venire a studiare in Italia facciano parte di quelle classi abbienti che vedono Chavez come fumo negli occhi. Se non altro, a meno che non leggano questo blog, ho guadagnato gli mp3 di Simon Diaz che mi porteranno la prossima settimana.
31 maggio 2007
23 maggio 2007
la caja
(Spagna 2006) di Juan Carlos Falcón Rivero, con Ángela Molina, Elvira Mínguez, Antonia San Juan, Vladimir Cruz, Maria Galiana
A Doña Eloisa (Angela Molina), attempata signora di un villaggio nelle canarie negli anni '60, muore improvvisamente il marito. Poiché la bara (la cassa del titolo) non potrebbe passare nelle strette scale della loro casa, il defunto viene depositato nella casa di una vicina. E così, mentre i vicini gestiscono il prete, le prefiche e il funerale, Eloisa ringiovanisce riscoprendo la vita e l'amore e lo spettatore scopre che suo marito era un uomo odiato e temuto da tutti, delatore del regime franchista e chissà cos'altro, fino al mistero finale: dov'è finito il suo tesoro, costruito con soprusi e orrori ai danni dei suoi compaesani. Commedia nera molto divertente, riesce a far ridere anche della morte e di quella dittatura atroce dalla facciata bonaria che si è trascinata in Spagna fino a 30 anni fa.
A Doña Eloisa (Angela Molina), attempata signora di un villaggio nelle canarie negli anni '60, muore improvvisamente il marito. Poiché la bara (la cassa del titolo) non potrebbe passare nelle strette scale della loro casa, il defunto viene depositato nella casa di una vicina. E così, mentre i vicini gestiscono il prete, le prefiche e il funerale, Eloisa ringiovanisce riscoprendo la vita e l'amore e lo spettatore scopre che suo marito era un uomo odiato e temuto da tutti, delatore del regime franchista e chissà cos'altro, fino al mistero finale: dov'è finito il suo tesoro, costruito con soprusi e orrori ai danni dei suoi compaesani. Commedia nera molto divertente, riesce a far ridere anche della morte e di quella dittatura atroce dalla facciata bonaria che si è trascinata in Spagna fino a 30 anni fa.
18 maggio 2007
zero per mille
Ora che il family day è finalmente passato, si può pensare a come fare in modo che i nostri soldi non contribuiscano più al finanziamento di adunate oceaniche con finalità discriminatorie. Ad esempio facendo una giusta informazione su come viene realmente attribuito l'otto per mille, anche quello per cui non è stata effettuata nessuna scelta. Il resto si trova sul sito dell'uaar.
E sul family day e tutto quello che ruota intorno, lascio l'ultima parola a bobo/staino.
E sul family day e tutto quello che ruota intorno, lascio l'ultima parola a bobo/staino.
no bush-no war day
Il 9 giugno arriverà a Roma il più grande terrorista mondiale, George W. Bush, invitato dal governo italiano, per convincerlo che è questo governo è suo alleato non meno di quello precedente. Chiaramente Bush approfitterà per passare a trovare anche il suo amicone Ratzinger.
Ci vorrebbe troppo tempo per elencare le imprese addebitabili a Bush figlio, dalle bombe di Falluja alle torture di Guantanamo e Abu Ghraib.
Per questo, bisogna accogliere Bush come si merita.
E' in preparazione una grande manifestazione il 9 giugno a Roma per dire, come ha fatto il resto del mondo, no alle guerre permanenti e preventive di Bush.
Update 8 giugno: sembra che il macellaio texano abbia capito che non è gradito qui a roma: infatti non andrà più a trastevere. Può andare a casa di Prodi, a casa di Ratzinger, restare chiuso nella sua ambasciata, ma non potrà girare per la città.
Ci vorrebbe troppo tempo per elencare le imprese addebitabili a Bush figlio, dalle bombe di Falluja alle torture di Guantanamo e Abu Ghraib.
Per questo, bisogna accogliere Bush come si merita.
E' in preparazione una grande manifestazione il 9 giugno a Roma per dire, come ha fatto il resto del mondo, no alle guerre permanenti e preventive di Bush.
Update 8 giugno: sembra che il macellaio texano abbia capito che non è gradito qui a roma: infatti non andrà più a trastevere. Può andare a casa di Prodi, a casa di Ratzinger, restare chiuso nella sua ambasciata, ma non potrà girare per la città.
15 maggio 2007
Dagli all'ecologista
Gli ecologisti, dopo gli immigrati, sono una delle categorie più vittima di discriminazioni e generalizzazioni da parte di stampa e tv in Italia. Un solo esempio: un articolo di ieri uscito su repubblica e intitolato: "Le tribù minacciate dagli ecologisti", in cui si citano alcuni esempi di contrasti tra le organizzazioni dei parchi naturali e gli abitanti delle zone interessate. Secondo l'articolo, finora i parchi naturali sono pensati escludendo la presenza umana al loro interno; addirittura in alcuni casi l'istituzione del parco nazionale è un pretesto per combinare affari con aziende private ai danni degli abitanti.
E' difficile entrare nello specifico della questione, sicuramente contrasti di questo tipo sono spiacevoli, ma non credo che si possa discutere l'opportunità di creare parchi naturali nel mondo, nè indicare, come fa il titolo, il movimento ecologista come principale nemico delle popolazioni del terzo mondo. E' evidente che i veri nemici sono altri.
Però conviene far passare gli ecologisti come persone ottuse che sono contro allo sviluppo o al benessere o che cadono in contraddizione. Contrari al trasporto su gomma, ma anche alla ferrovia ad alta velocità. Contrari alle centrali elettriche inquinanti a carbone o a gas ma anche al nucleare.
Ciò perché gli ecologisti sono contrari alle opere faraoniche, al consumo acritico, allo spreco di risorse: quindi andranno sicuramente contro agli interessi degli inserzionisti pubblicitari.
E' difficile entrare nello specifico della questione, sicuramente contrasti di questo tipo sono spiacevoli, ma non credo che si possa discutere l'opportunità di creare parchi naturali nel mondo, nè indicare, come fa il titolo, il movimento ecologista come principale nemico delle popolazioni del terzo mondo. E' evidente che i veri nemici sono altri.
Però conviene far passare gli ecologisti come persone ottuse che sono contro allo sviluppo o al benessere o che cadono in contraddizione. Contrari al trasporto su gomma, ma anche alla ferrovia ad alta velocità. Contrari alle centrali elettriche inquinanti a carbone o a gas ma anche al nucleare.
Ciò perché gli ecologisti sono contrari alle opere faraoniche, al consumo acritico, allo spreco di risorse: quindi andranno sicuramente contro agli interessi degli inserzionisti pubblicitari.
13 maggio 2007
Come ho festeggiato fine del mondo
(Romania 2006) di Catalin Mitulescu, con Doroteea Petre, Timotei Duma, Ionut Becheru, Jean Constantin
Nella Romania del 1989, ignara dei capovolgimenti che avverranno a fine anno, vivono la diciassettenne Eva (Doroteea Petre) e suo fratello di sei anni Lalalilu. Insofferente verso la scuola e la famiglia, Eva divide i suoi sentimenti tra Alex, premuroso ma figlio di un poliziotto, quindi inviso socialmente e Andrej, figlio di dissidenti, che progetta assieme a lei una fuga oltre cortina con l'attraversamento notturno del Danubio. Il regime è onnipresente, il popolo sembra esserci rassegnato, Ceausescu è una macchietta di cui tutti, segretamente, si fanno beffe. Finchè non arriverà la rivoluzione, che cambierà le vite di tutti i rumeni. Un po' film di formazione, un po' affresco bucolico, ciò che sorprende di questo film è la sarcastica nostalgia per quel periodo ingenuo, la burocrazia, le ristrettezze economiche e le sue canzoni di propaganda, quasi una impossibile versione rumena dell'ostalgie berlinese.
Nella Romania del 1989, ignara dei capovolgimenti che avverranno a fine anno, vivono la diciassettenne Eva (Doroteea Petre) e suo fratello di sei anni Lalalilu. Insofferente verso la scuola e la famiglia, Eva divide i suoi sentimenti tra Alex, premuroso ma figlio di un poliziotto, quindi inviso socialmente e Andrej, figlio di dissidenti, che progetta assieme a lei una fuga oltre cortina con l'attraversamento notturno del Danubio. Il regime è onnipresente, il popolo sembra esserci rassegnato, Ceausescu è una macchietta di cui tutti, segretamente, si fanno beffe. Finchè non arriverà la rivoluzione, che cambierà le vite di tutti i rumeni. Un po' film di formazione, un po' affresco bucolico, ciò che sorprende di questo film è la sarcastica nostalgia per quel periodo ingenuo, la burocrazia, le ristrettezze economiche e le sue canzoni di propaganda, quasi una impossibile versione rumena dell'ostalgie berlinese.
centravanti nato
(Italia 2007) di Gianclaudio Guiducci, con Carlo Petrini
Tratto dalla nota autobiografia "Nel fango del dio pallone", è la storia di Carlo Petrini, un calciatore degli anni '60 e '70 che ha raccontato la sua esperienza in tutti i malaffari del calcio professionistico. Dal doping alle scommesse e le partite truccate, dai soldi e i contratti in nero all'indifferenza verso i tifosi all'ossessione verso il lusso, le macchine e il sesso, fino ai guai dopo il suo ritiro: una finanziaria andata male, il fallimento e la fuga per sfuggire agli usurai, la morte del figlio diciassettenne che ammalato aveva fatto un appello, vano, per rivedere l'ultima volta il padre. Per chi ha letto il libro, il documentario aggiunge solo la possibilità di conoscere il viso attuale e la voce di Petrini, una sigaretta dopo l'altra, nonché alcune immagini che mostrano quanto finti fossero i gol delle partite truccate. Per chi non lo ha letto, è una storia appassionante, in cui i dettagli della carriera da calciatore sono scorsi velocemente, mentre c'è più spazio per la parte più scabrosa e drammatica. Realizzato prima di calciopoli, esce quando alla pulizia del calcio non crede più nessuno.
Tratto dalla nota autobiografia "Nel fango del dio pallone", è la storia di Carlo Petrini, un calciatore degli anni '60 e '70 che ha raccontato la sua esperienza in tutti i malaffari del calcio professionistico. Dal doping alle scommesse e le partite truccate, dai soldi e i contratti in nero all'indifferenza verso i tifosi all'ossessione verso il lusso, le macchine e il sesso, fino ai guai dopo il suo ritiro: una finanziaria andata male, il fallimento e la fuga per sfuggire agli usurai, la morte del figlio diciassettenne che ammalato aveva fatto un appello, vano, per rivedere l'ultima volta il padre. Per chi ha letto il libro, il documentario aggiunge solo la possibilità di conoscere il viso attuale e la voce di Petrini, una sigaretta dopo l'altra, nonché alcune immagini che mostrano quanto finti fossero i gol delle partite truccate. Per chi non lo ha letto, è una storia appassionante, in cui i dettagli della carriera da calciatore sono scorsi velocemente, mentre c'è più spazio per la parte più scabrosa e drammatica. Realizzato prima di calciopoli, esce quando alla pulizia del calcio non crede più nessuno.
unveiled
(Germania 2005) di Angelina Maccarone, con Jasmin Tabatabai, Navíd Akhavan, Bernd Tauber, Majid Farahat, Georg Friedrich
Fariba (Jasmin Tabatabai), fuggita dall'iran perchè perseguitata in quanto lesbica, arriva in Germania. Per aggirare le cortesi ma rigide procedure d'asilo tedesche prende l'identità e il passaporto di un altro iraniano in attesa di asilo, che si è suicidato. Il film è la storia di questo travestimento, lo straniamento di essere diverso, in un paese diverso, nei panni di una persona diversa. La Germania è asettica e grigia come la fabbrica di crauti dove Fariba lavora e solo una volta si entra in quella luccicante di luci al neon. Jasmin Tabatabai, che ha contribuito alla sceneggiatura, passa senza alcun trauma dal ruolo di donna a quello di uomo. Di Angelina Maccarone, genitori italiani ma nata e vissuta in Germania, si sentirà ancora parlare. Dopo questo film che l'ha rivelata, con il successivo vincerà il pardo d'oro a locarno, un terzo è in preparazione.
Fariba (Jasmin Tabatabai), fuggita dall'iran perchè perseguitata in quanto lesbica, arriva in Germania. Per aggirare le cortesi ma rigide procedure d'asilo tedesche prende l'identità e il passaporto di un altro iraniano in attesa di asilo, che si è suicidato. Il film è la storia di questo travestimento, lo straniamento di essere diverso, in un paese diverso, nei panni di una persona diversa. La Germania è asettica e grigia come la fabbrica di crauti dove Fariba lavora e solo una volta si entra in quella luccicante di luci al neon. Jasmin Tabatabai, che ha contribuito alla sceneggiatura, passa senza alcun trauma dal ruolo di donna a quello di uomo. Di Angelina Maccarone, genitori italiani ma nata e vissuta in Germania, si sentirà ancora parlare. Dopo questo film che l'ha rivelata, con il successivo vincerà il pardo d'oro a locarno, un terzo è in preparazione.
11 maggio 2007
a piazza navona (e poi a ponte garibaldi)
Domani sarò a piazza navona, per la manifestazione del coraggio laico. Contemporaneamente il partito politico del vaticano mostrerà i muscoli con una grande manifestazione. Contro una modesta (e ancora sulla carta) legge sulle unioni civili, tanto per cominciare, e poi vedranno: il diritto di satira, la legge 194, chissà. In rotta completa nelle americhe, superato in reazionarietà dall'islamismo in Africa e Asia, il cattolicesimo va all'attacco in casa propria, galvanizzato da episodi contraddittori (il voyeurismo necrofilo su woityla, la prevedibile astensione dal voto nei referendum sulla fecondazione) e dall'asservimento di politici e fonti d'informazione.
Per fermare questo tentativo di ritorno al medioevo ci tocca scendere in piazza con Pannella, di cui non si dimenticano le lotte per un paese peggiore (cito un solo esempio: il referendum del 2000 per abolire l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori) e la sua alleanza con Berlusconi nella passata legislatura; sta di fatto che attualmente Pannella è un pericolo molto meno grave del vaticano.
E alle cinque e mezza sarò a ponte garibaldi, per ricordare Giorgiana Masi nel posto dove è stata uccisa, 30 anni fa. Durante una manifestazione per ricordare la vittoria nel referendum sul divorzio di tre anni prima, fu raggiunta da proiettili che non si è mai fatto sapere da chi siano stati sparati.
Per fermare questo tentativo di ritorno al medioevo ci tocca scendere in piazza con Pannella, di cui non si dimenticano le lotte per un paese peggiore (cito un solo esempio: il referendum del 2000 per abolire l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori) e la sua alleanza con Berlusconi nella passata legislatura; sta di fatto che attualmente Pannella è un pericolo molto meno grave del vaticano.
E alle cinque e mezza sarò a ponte garibaldi, per ricordare Giorgiana Masi nel posto dove è stata uccisa, 30 anni fa. Durante una manifestazione per ricordare la vittoria nel referendum sul divorzio di tre anni prima, fu raggiunta da proiettili che non si è mai fatto sapere da chi siano stati sparati.
07 maggio 2007
una gaffe perdonabile
La questione aperta tra manifesto e cgil a seguito della gaffe del primo maggio è piuttosto imbarazzante per chi, come me, è sia iscritto alla cgil sia abbonato al manifesto.
Riassumo brevemente i fatti: il primo maggio è uscito sul manifesto un inserto di quattro pagine sul lavoro in cui due pagine erano a cura del coordinamento di precari May Day. In queste due pagine apparivano tra gli articoli due finte pubblicità, realizzate nello stile delle pubblicità vere con la tecnica del subadvertising, una di wind e, appunto, una della cgil in cui era scritto: "Ci fingeremo paladini dei precari e continueremo a non far nulla per loro ? Puoi contarci".
La cgil, come è ovvio, non ha gradito e sta meditando due possibili risposte: forti azioni legali oppure l'invito a ritirare gli abbonamenti al quotidiano.
Il manifesto ha ammesso che è stato commesso l'errore di non mostrare chiaramente che le pagine erano gestite da terzi e non direttamente dalla redazione.
In effetti non era facile accorgersene. Io ho guardato la pubblicità trovandola un po' strana ma senza pensarci troppo, ho apprezzato l'idea della testata del precariato "city of gods", con il logo della free-press e il riferimento a zè pequeno e non ho letto gli articoli. Il punto è che dopo aver letto a pagina uno dell'inserto l'imperdibile intervista a Vittorio Foa, classe 1910 e monumento vivente della sinistra italiana, qualunque cosa sarebbe sembrata ininteressante.
Fermo restando l'errore del manifesto, bisogna dire che non è isolata l'opinione che la cgil non abbia ancora trovato un modo efficace per appoggiare le lotte dei precari. Ed è urgente che le trovi al più presto, visto che con la legislazione vigente i precari sono destinati ad aumentare.
Intanto lo stesso giorno il segretario generale della cgil si esibiva in una inattesa e inspiegabile genuflessione al vaticano criticando le tranquille battute di Andrea Rivera.
Quindi auspicherei che la cgil accettasse le scuse del manifesto e non procedesse a ritorsioni, viste anche le precarie condizioni finanziarie del giornale.
Anche perché in caso contrario potremmo procedere a una dolorosa contromisura di protesta: il ritiro dell'iscrizione alla cgil.
Riassumo brevemente i fatti: il primo maggio è uscito sul manifesto un inserto di quattro pagine sul lavoro in cui due pagine erano a cura del coordinamento di precari May Day. In queste due pagine apparivano tra gli articoli due finte pubblicità, realizzate nello stile delle pubblicità vere con la tecnica del subadvertising, una di wind e, appunto, una della cgil in cui era scritto: "Ci fingeremo paladini dei precari e continueremo a non far nulla per loro ? Puoi contarci".
La cgil, come è ovvio, non ha gradito e sta meditando due possibili risposte: forti azioni legali oppure l'invito a ritirare gli abbonamenti al quotidiano.
Il manifesto ha ammesso che è stato commesso l'errore di non mostrare chiaramente che le pagine erano gestite da terzi e non direttamente dalla redazione.
In effetti non era facile accorgersene. Io ho guardato la pubblicità trovandola un po' strana ma senza pensarci troppo, ho apprezzato l'idea della testata del precariato "city of gods", con il logo della free-press e il riferimento a zè pequeno e non ho letto gli articoli. Il punto è che dopo aver letto a pagina uno dell'inserto l'imperdibile intervista a Vittorio Foa, classe 1910 e monumento vivente della sinistra italiana, qualunque cosa sarebbe sembrata ininteressante.
Fermo restando l'errore del manifesto, bisogna dire che non è isolata l'opinione che la cgil non abbia ancora trovato un modo efficace per appoggiare le lotte dei precari. Ed è urgente che le trovi al più presto, visto che con la legislazione vigente i precari sono destinati ad aumentare.
Intanto lo stesso giorno il segretario generale della cgil si esibiva in una inattesa e inspiegabile genuflessione al vaticano criticando le tranquille battute di Andrea Rivera.
Quindi auspicherei che la cgil accettasse le scuse del manifesto e non procedesse a ritorsioni, viste anche le precarie condizioni finanziarie del giornale.
Anche perché in caso contrario potremmo procedere a una dolorosa contromisura di protesta: il ritiro dell'iscrizione alla cgil.
05 maggio 2007
tekfestival
Dal 4 al 10 maggio c'è il Tekfestival, il più sperimentale tra i (bei) festival di cinema che si fanno a Roma. Consiglio di farci un salto a chi è di Roma o capita a Roma in questi giorni. Le proiezioni sono al Trevi e al Farnese, in pieno centro, un po' una maledizione da raggiungere.
Le opere sono un centinaio, gran parte documentari, quasi tutti praticamente impossibili da vedere altrove. Ci sono varie sezioni, segnalo quella phag off sul cinema GLT e quella del cinema delle donne, ma è consigliabile vedere il programma completo sul sito tekfestival.it
Le opere sono un centinaio, gran parte documentari, quasi tutti praticamente impossibili da vedere altrove. Ci sono varie sezioni, segnalo quella phag off sul cinema GLT e quella del cinema delle donne, ma è consigliabile vedere il programma completo sul sito tekfestival.it
04 maggio 2007
Cronaca di una fuga
(Argentina 2006) di Israel Adrian Caetano,con Rodrigo De la Serna, Nazareno Casero, Pablo Echarri
Diario di un sopravvissuto a un sequestro durante la dittatura argentina, tratto da una storia vera: quella di Claudio Tamburrini, studente e portiere di una squadra di calcio di serie B, che viene accusato per sbaglio di essere oppositore del regime, sequestrato e torturato per 120 giorni. L'Argentina terrorizzata dei generali non si vede, poche scene di una partita e si piomba subito nell'incubo, la segregazione, la tortura, le minacce. Nella villa del terrore, i prigionieri cadono in uno stato di prostrazione e perdita di identità, in cui è difficile distinguere l'uno dall'altro, sempre sull'orlo della delazione, mentre gli aguzzini mostrano una crudeltà automatica, senza nessuna umanità. Film crudo e vibrante, trasferisce la tensione allo spettatore, che vorrebbe spingere i prigionieri alla rivolta e guidarli alla fuga che da il titolo al film. Basato scrupolosamente su fatti realmente accaduti, i titoli di coda avvertiranno onestamente dell'unica difformità: un personaggio minore è in realtà l'unione di due persone vere. E nel ruolo del "giudice", capo mandante dei torturatori, che interroga il prigioniero Guillermo, ha recitato il vero Guillermo.
Di Tamburrini, che alla presentazione del film ancora non nasconde il suo sollievo di essere uno dei pochi ad averla scampata, è disponibile in rete la testimonianza al processo del 1985 contro i crimini della dittatura, sul sito nuncamas.org. Da leggere magari dopo aver visto il film, altrimenti si rischia di conoscere anticipatamente per filo e per segno la trama.
Diario di un sopravvissuto a un sequestro durante la dittatura argentina, tratto da una storia vera: quella di Claudio Tamburrini, studente e portiere di una squadra di calcio di serie B, che viene accusato per sbaglio di essere oppositore del regime, sequestrato e torturato per 120 giorni. L'Argentina terrorizzata dei generali non si vede, poche scene di una partita e si piomba subito nell'incubo, la segregazione, la tortura, le minacce. Nella villa del terrore, i prigionieri cadono in uno stato di prostrazione e perdita di identità, in cui è difficile distinguere l'uno dall'altro, sempre sull'orlo della delazione, mentre gli aguzzini mostrano una crudeltà automatica, senza nessuna umanità. Film crudo e vibrante, trasferisce la tensione allo spettatore, che vorrebbe spingere i prigionieri alla rivolta e guidarli alla fuga che da il titolo al film. Basato scrupolosamente su fatti realmente accaduti, i titoli di coda avvertiranno onestamente dell'unica difformità: un personaggio minore è in realtà l'unione di due persone vere. E nel ruolo del "giudice", capo mandante dei torturatori, che interroga il prigioniero Guillermo, ha recitato il vero Guillermo.
Di Tamburrini, che alla presentazione del film ancora non nasconde il suo sollievo di essere uno dei pochi ad averla scampata, è disponibile in rete la testimonianza al processo del 1985 contro i crimini della dittatura, sul sito nuncamas.org. Da leggere magari dopo aver visto il film, altrimenti si rischia di conoscere anticipatamente per filo e per segno la trama.
Iscriviti a:
Post (Atom)