02 aprile 2008

rifiuti

Il mio nuovo capo non lo conosco ancora di persona, ma mi sta già un po' antipatico.
Come firma automatica delle e-mail, dopo nome, titolo e recapiti, ha la seguente frase:
"This e-mail is printed on 100% recycled electrons", che non fa ridere e sottintende una non troppo velata presa in giro dell'attenzione per l'ambiente e della preoccupazione per la sovrapproduzione di rifiuti e l'eccessivo sfruttamento delle risorse del pianeta.
Certo è possibile che lui non abbia pensato a tutto ciò e l'abbia considerata una frase divertente e innocente. In fondo, per i dirigenti, la caratteristica di sapersi concentrare sulle cose lavorative e astrarsi da tutto il resto è molto apprezzata.
Eppure una battuta del genere è molto indicativa di quello che si pensa in Italia sull'argomento. Ci hanno insegnato da bambini che i rifiuti non si buttano per terra, ma negli appositi contenitori. E' facile imbattersi in qualcuno che non ha imparato neanche da adulto questa regola elementare. E molti altri, che pure la regola l'hanno imparata, non vanno tanto oltre: producono senza problemi interiori una adeguata quantità di rifiuti, poi li gettano nell'apposito contenitore e si dimenticano della loro esistenza, certi che arriverà qualcuno che li toglierà dalla loro vista. In questi ultimi tempi, la crisi dei rifiuti in Campania e le mozzarelle alla diossina, attualmente vietate alla vendita, hanno mostrato come i rifiuti continuano a esistere e fare danni alla salute e all'ambiente anche dopo il ritiro dai cassonetti.
Ovviamente il riciclo non è la soluzione a tutti i problemi, in assenza di un cambiamento delle abitudini di tutti. Ma incredibilmente c'è ancora qualcuno che sostiene che la soluzione siano i termovalorizzatori. Ad esempio, per Roma si vedono manifesti elettorali in cui una faccia simpatica (sarà la somiglianza con il commissario Montalbano) si impegna a "trasformare i rifiuti in risorsa".

Per avere un'idea della quantità di rifiuti che produciamo nel primo mondo, si può guardare la serie "Intolerable Beauty - Portraits of American Mass Consumption" del grande fotografo americano Chris Jordan. Negli Stati uniti, come si vede, sono molto avanti nella raccolta differenziata, anche se poi gli rimane il problema, una volta differenziato, di cosa fare dei rifiuti.
Chris Jordan, che tra l'altro annuncia di partecipare al festival di fotografia di Roma che comincia dopodomani, ha un disclaimer minacciosissimo sulla riproduzione delle sue opere. Del resto se linkassi direttamente un'immagine sul suo sito gli sottrarrei banda.
Allora pubblico due frammenti di immagini, con un riquadro ingrandito, prese da una rivista (rispettivamente: telefoni cellulari e buste di plastica), sperando che la cosa non gli dia problemi (o non lo sappia mai, che è più probabile) e il resto si può andare a vedere direttamente sul suo sito.


4 commenti:

Anonimo ha detto...

"E molti altri, che pure la regola l'hanno imparata, non vanno tanto oltre: producono senza problemi interiori una adeguata quantità di rifiuti, poi li gettano nell'apposito contenitore e si dimenticano della loro esistenza, certi che arriverà qualcuno che li toglierà dalla loro vista"

E infine esistono quelli che producono rifiuti come tutti gli altri, ma non riescono a fare a meno di comunicarti quanto la cosa li faccia sentire in colpa e di come starebbero meglio se tutti gli altri (forse anche loro, chissà) producessero meno rifiuti. Come se il sentirsi in colpa servisse a qualche cosa, oltre che a produrre infondati complessi di superiorità "morale".

Viva il tuo nuovo capo, mi sta già simpatico.

KK

conteoliver ha detto...

Beh, le tue idee in proposito sono note.
Però non vedo che ci sia di male nel consigliare di ridurre la quantità di rifiuti prodotti, eliminando quelli superflui.
Mica vogliamo eliminare totalmente la produzione di rifiuti, solo abbassarla di una piccola percentuale.
Le piccole percentuali non sono trascurabili: ad esempio, considera l'inquinamento dell'aria delle città. Perché il comune di Roma ha introdotto, da anni, i giovedì a targhe alterne ? Per fare abbassare l'inquinamento di una piccola percentuale e, contemporaneamente, sensibilizzare i cittadini sul problema oppure solo per fare incazzare quelli come te o il mio capo ?

Anonimo ha detto...

Guarda che io mica mi incazzo, anzi.
Ci sono poi i soliti giochini retorici che servono a stravolgere le posizioni altrui (scusa se mi permetto, eh: ma visto che mi dici che le mie "posizioni" sarebbero "note"...). Se io dico che tutti gli argomenti usati finora per bannare gli OGM sono bufale, questo vuol forse dire che gli OGM sono una cosa fantastica e senza rischi? No, vuol dire che gli argomenti usati finora sono bufale, ma magari ne esistono altri che non lo sono. E così via.
L'inquinamento va senz'altro combattuto, tenendo peraltro presente che un certo livello di inquinamento è ineliminabile e che il progresso tecnologico serve tra l'altro a ridurlo, non ad aumentarlo. Dico solo che sentire "problemi interiori" quando si butta la spazzatura nel cassonetto e continuare a pensarci mentre si torna a casa non serve minimamente a risolvere il problema, ma è solo l'ennesimo avatar di una psicologia piccoloborghese (e cattolica) ben nota e noiosissima.
Tutto qua.
KK

conteoliver ha detto...

Se l'espressione "problemi interiori" rimanda alla psicologia piccoloborghese e cattolica, non era mia intenzione.

Però "riflettere" quando si butta la spazzatura, potrebbe secondo me aiutare a:
1)rinunciare almeno alle bottiglie di plastica se l'acqua del rubinetto è potabile e alle pile usa e getta per quelle ricaricabili;
2) capire le ragioni degli abitanti di acerra o di malagrotta;
3) pensare che non si può produrre/consumare/gettare a oltranza e poi sperare di avere mozzarelle incontaminate.