31 agosto 2008

Xinjiang

La fulminea notorietà dello Xinjiang durante le olimpiadi mi fa un certo effetto, in quanto lo Xinjiang, di cui si è sempre parlato pochissimo, è l'unica zona della Cina che abbia visitato, nel 2003 in un viaggio in Asia Centrale per strade e confini che avevano visto pochi stranieri e con pochissime infrastrutture (il che era parte del divertimento).
Di fatto è una regione che c'entra poco con il resto della repubblica popolare cinese, in quanto abitata da una popolazione simile a quelle dell'asia centrale al di là del confine, gli uyguri. Uyguristan è il nome con cui gli uyguri chiamano la loro terra, Xinjiang è un nome cinese, significa "nuovi territori di frontiera", mentre Turkestan Orientale sembra usato più per motivi politici. Il capoluogo dello Xinjiang è Urumqi o Urumchi, un classico esempio di quelle che Rem Koolhaas chiama generic city, una città che ha avuto uno sviluppo frenetico di strade larghe e grattacieli. Nonostante qualche segno del precedente aspetto uyguro, popolazione e aspetto sono piuttosto cinesi. Città più autenticamente uygure sono Tulpan (per i cinesi Tulufan) e soprattutto Kashgar (il nome con cui la chiamano i cinesi è Kashi), una delle città più affascinanti del mondo, sebbene il governo cinese porti avanti un programma di "bonifica", ufficialmente per motivi igienici, che prevede la distruzione di parte della città vecchia. Anche il famoso mercato domenicale è stato spostato nella parte moderna della città.
Un altro obiettivo del governo centrale era di far raggiungere ai cinesi han la maggioranza relativa della popolazione allo scopo di delegittimare le aspirazioni di autonomia o indipendenza della regione. Grazie a massicci incentivi alla emigrazione da altre zone della Cina, l'obiettivo è stato raggiunto qualche anno fa.
La lotta degli uyguri non è ovviamente nata con le olimpiadi. Non ho visto segni percettibili di repressione degli uyguri, ma per ovvi problemi linguistici (gli uyguri parlano una loro lingua, totalmente diversa dal cinese ufficiale) la cosa non è significativa. Non stupirebbe che le violazioni delle libertà personali in Cina fossero declinate in versione etnica verso gli uyguri.
La stampa occidentale è solita descrivere gli indipendentisti uyguri come fondamentalisti islamici. Dalla mia esperienza non è sembrato di vedere una pratica religiosa così fondamentalista (ho visto al contrario molte scuole coraniche in paesi ex-sovietici come l'Uzbekistan): decenni di ateismo di stato in qualche modo hanno lasciato il segno. D'altra parte, conoscendo la rapidità con cui il fondamentalismo si propaga, non mi stupirei che le cose fossero cambiate nel frattempo: coltivato a scopi anti-sovietici in afghanistan, non lontano da qui, il fondamentalismo è sfuggito di mano ai suoi primi sfruttatori.
Cinque anni fa il boom economico cinese era già vistoso anche in regioni così periferiche. Era impressionante la differenza degli insediamenti presso il passo di confine dell'Irkeshtam. Dal lato kirghizo la strada era sterrata e il misero villaggio di confine era formato da roulotte arrugginite. Dal lato cinese il villaggio era formato da case in muratura ed era pieno di negozi, la strada era ben asfaltata e ben segnalata. Il capitalismo di stato della repubblica popolare cinese aveva fatto miracoli. I diritti umani possono aspettare.

1 - Panorama di Urumqi



2 - Moschea a Tulpan


3 - Mercato a Kashgar




4 - Mercato a Kashgar


5 - Mercato a Kashgar



6 - Mercato del bestiame a Kashgar





7 - Uyguri


8 - Panorama villaggio di Irkeshtam, Kirghizistan

26 agosto 2008

pasolini (e nanni)


E' successo che il giorno di ferragosto mi sono trovato ad attraversare Spinaceto. Ho visto quindi i palazzi popolari ma decenti, i parcheggi, i viali spaziosi e il verde. E ho anch'io pensato "non è per niente male". Così qualche giorno dopo, dovendo andare ad Ostia a vedere un concerto, ho pensato che potevo toccare un'altro punto dell'itinerario morettiano e andare a vedere il monumento a Pasolini.
Trovare su internet dove si trova il monumento non è facilissimo: via dell'idroscalo, ma non è chiaro a quale altezza. Alla fine mi ha aiutato google earth, o meglio quel servizio di google earth piuttosto fastidioso che si chiama panoramio, che mostra foto degli utenti sopra alle viste dal satellite. C'era un'unica foto del monumento. A questo punto, dovesse servire, le informazioni ce le metto io: se prendete via dell'idroscalo dal centro di Ostia, è poco prima del porto. Se sulla sinistra cominciate a vedere imbarcazioni, dovete tornare poco all'indietro. Oppure potete fare come nel film: arrivare alla fine della strada (poco dopo c'è la foce del Tevere e la strada finisce) e tornare indietro girando in quella che con una certa indulgenza si potrebbe chiamare piazza.
Il monumento non è più nelle condizioni viste in caro diario. E' stato restaurato e adesso è bianco abbagliante; tutta l'area è un'oasi lipu, la stradina per andare al monumento è stata corredata da qualche blocco di marmo e ribattezzata parco letterario. L'area è aperta solo alcune mattine, quindi anch'io ho dovuto vederlo attraverso la recinzione. In realtà la rete è sollevata in modo da permettere di rendere omaggio a Pasolini nel luogo dove fu ucciso anche fuori dagli orari di apertura, ma non l'ho fatto. Mi avevano descritto la zona come degradata ma suggestiva. Mi è sembrata più degradata che suggestiva, con una spiazzo sterrato, una giostra in disuso e un cerchio di case abusive. Sembrava certe zone d'albania, ma l'albania deve essere più che altro un luogo della mente, visto che mi capita di vederla spesso altrove.



Nella seconda foto c'è un altro dei 3 monumenti di ostia dedicati a pasolini, è anche l'unico che si trova in una posizione centrale, a pochi passi dal pontile, in una piazza piena di ristoranti e pizzerie, e grazie questo è uscito indenne dagli atti di vandalismo a cui sono stati sottoposti gli altri.

Nanni, dicevo. E' curioso che fuori Italia, segnatamente in Francia, Moretti sia visto come l'erede di Pasolini. Una volta mi è capitato di vedere un'intervista a Giovanna Marini in bouillon de culture di france 2 (quella che prima si chiamava apostrophes) in cui dopo averle chiesto della sua amicizia con Pasolini, Bernard Pivot commentava "adesso l'eredità di Pasolini è stata raccolta da Nannì Morettì". Certo, quelli lo seguono dai tempi di "Andrea, mangia il budino di papà... quant'è buoooooono" saranno rimasti sorpresi dalla sua dissociazione dalla manifestazione di piazza Navona di luglio, ma soltanto loro: regime dolce, opposizione impalpabile e stampa allineata hanno invece molto apprezzato. Del resto Nanni è impegnato con successo in diverse attività: regista, produttore, gestore di cinema, interprete, direttore della mostra di Torino, monografia a Locarno. E' allora comprensibile che privilegi la vita professionale e artistica rispetto alla vita civile. E, con questa Italia ai minimi termini, una certa tentazione di ripiegamento la sentiamo quasi tutti.

17 agosto 2008

eclipse


Non capita mica tutte le sere di guardare in cielo e di scoprire che c'è un'eclissi di luna in corso.
Per la realizzazione dell'effetto sorpresa ha contribuito la stampa, completamente in vacanza e interessata solo a olimpiadi o esternazioni ferragostane di bossi e papa.
Alla sorpresa si deve anche la scarsa qualità delle foto: avevo dietro solo il cellulare.

13 agosto 2008

san lorenzo



Questo aspira ad essere un post di utilità. Certe volte penso che sia uno spreco scrivere di attualità o di politica, quando ci sono moltissimi che lo fanno, e meglio, mentre chiunque possiede una grande quantità di informazioni o, quanto meno, opinioni che sono inedite su internet. Oppure non si trovano, che è lo stesso.
Ad esempio io posso dare un po' di dritte sul quartiere di San Lorenzo, dove ho vissuto per quasi vent'anni e ho lasciato l'anno scorso per inadeguatezze strutturali della casa e divergenze (affinità nessuna) con il compagno padrone di casa.
Il passaggio da quartiere operaio a sede della movida della città è classico: "al termine degli anni settanta in cui [...] si concentrò un numero di sedi politiche extraparlamentari senza paragoni. Quasi 40 tra collettivi, comitati, redazioni, librerie e cooperative. Ma sappiamo come sono andate le cose nel decennio successivo, il riflusso guidato dai craxiani portò troppi ex operai a cimentarsi come bottegai del divertimento nel futuro luna park notturno."
Questo è Marco Philopat e parla della darsena a Milano, ma calza perfettamente anche a San Lorenzo.
In un libro che ho letto che parlava principalmente del bombardamento, leggevo che una frase comune dei suoi abitanti da cento anni è che San Lorenzo non è più quello di una volta. Una volta letto questo, mi sono sforzato di non pensarlo più, ma in effetti, dei miei tre vicini di pianerottolo, tutti anziani, due coppie sono morte e la donna del terzo appartamento è paralizzata, nel mio palazzo sono cambiati quasi tutti gli inquilini, i negozi del mio palazzo sono tutti cambiati, e in tutto il quartiere non ricordo più di cinque negozi superstiti. Al posto del tornitore una copisteria, al posto del calzolaio una creperia. L'unico cinema, parrocchiale con le sedie di legno e delle sedie isolate in galleria per sfuggire alla molesta chiacchera ad alta voce, è diventato un normale cinema di prima visione. Quello che resiste di più è proprio la politica. Radio Onda Rossa o la libreria anarchica Anomalia sono sempre lì.
Ma non era mio obiettivo fare un lamentato ricordo del quartiere che fu, ma piuttosto dare indicazioni, strettamente personali, su cosa è buono e cosa no.
Perché se vedete una lavagnetta con la scritta "aperitivo 7 euro fino alle 21, 9 euro dopo" (vera!) capite da soli che non dovete entrare. Ma in casi meno palesi, qualche dritta può servire.
Pizzerie: la migliore è indubbiamente formula uno a via dei reti. E’ piuttosto chiassosa, magari c’è fila, il vino della casa è da evitare, ma la pizza è più buona. E poi i camerieri sono gli stessi da vent’anni, segno che il padrone non è uno sfruttatore. In alternativa qualche volta andavo dal maratoneta a via dei sardi. La domenica, quando quasi tutte le pizzerie sono chiuse, per qualche tempo sono andato alle maschere, via degli umbri, ma successivamente ho pensato che era meglio aspettare il lunedì.
Come trattoria, senz’altro la migliore è pommidoro, piazza dei sanniti. E’ cara, è segnalata sulle guide quindi ci sono più turisti stranieri di quanti ne servano, però è ottima. La trattoria esiste da decine di anni, il primo pommidoro era il nonno di Aldo, l’attuale proprietario, mentre il padre era “pommidoretto”. E’ anche il locale dove Pasolini ha mangiato la sera che è stato ucciso. Sembra che quella sera abbia detto ad Aldo “devi andare via dall’Italia, è un paese orribile”. Aldo pare abbia risposto:"a Pierpa', ma 'ndo vado?"
A parte quello c’è colli emiliani a via tiburtina, economica e affascinante perché completamente fuori moda (guardare all’interno per credere).
A via dei sabelli quasi verso le mura c’è una trattoria ma è più bella a vedersi che a mangiarci.
Birrerie e pub, onestamente non li ho mai frequentati molto, bevendo a casa potevo spendere un quarto potendo scegliere musica, volume e avventori.
In ogni caso al sally brown a via degli etruschi c’è la possibilità di bere una birra con il Sigaro o il Picchio della banda bassotti. Al rive gauche fanno una buona ma esosa birra fatta in casa.
Scimeca a via dei sabelli è un mio amico. E’ di quelli che fa da bar la mattina, self service a pranzo, sala da tè il pomeriggio e pub la sera, infatti certe volte che è sorprendentemente chiuso probabilmente starà dormendo, distrutto dalla fatica.
Per i kebab, sono tutti recenti e secondo me tutti abbastanza mediocri, provate a scegliere quello più affollato, che magari smercia la carne più velocemente.
Come pizza al taglio suggerisco Natalino a piazza degli equi o ciccio pizza a via tiburtina.
Il fornaio all’angolo tra via degli etruschi e via dei volsci è ancora buono, sebbene facesse un impressione migliore quando era gestito dai genitori e vendeva solo pochi tipi di pane.
Per fare colazione la mattina consiglio il bar a piazza dei sanniti, dove si può incontrare Sabina Guzzanti ma i cornetti sono caldi solo ogni tanto oppure il bar del prado (ex bar di Elena) a via dei sardi, dove si incontrano sempre (tavolo nell’angolo a destra) i tre vecchietti bevitori di stravecchio (ricordo della vecchia gestione) e i cornetti sono provvidenzialmente tenuti nello scaldatore. Però la barista cambia ogni mese (vedi sopra).

Come negozi, non è più lo stesso disfunzioni musicali, che vent’anni fa era il negozio di dischi più fornito di roma, poi ha cominciato a perdere colpi e adesso credo sia definitivamente in crisi con il peer to peer. Videobuco a via degli equi invece è in salute, noleggia dvd e ha una scelta notevole, anche orientata alla storia del cinema e al cinema d’autore.
Scorci pittoreschi segreti non ce ne sono molti, per quello è meglio andare a trastevere. C'è la finestra finta a via tiburtina (vicino ai laboratori di fisica), un angolo bello è quella stradina chiusa dove c’è la fabbrica said. Bei cortili interni ci sono a via degli ausoni (il primo da via tiburtina) oppure a via dei ramni 8 (sfruttatissimo dal cinema). La facolta di psicologia era una vecchia fabbrica, nel cortile esiste ancora la ciminiera. La palafitta di via dei reti, una volta scoperta, rientrerà sicuramente tra le brutture d’italia. L'antica posta a via dello scalo san lorenzo e il retro del pastificio cerere a via dei reti sono appena stati restaurati e sembrano troppo finti, ma è il tipo di pittoresco che ha molti estimatori in questo periodo.
Come attrazioni da guida verde del touring club ci sono la basilica di San Lorenzo e forse il Verano, che però non è valorizzato come pere lachaise con la mappa, quindi è difficile trovarci qualcosa. Facile da trovare, appena dopo l'entrata a sinistra, è la famosa targa “quello che siete fummo, quello che siamo sarete” che divertiva Togliatti nelle passeggiate di riflessione quando l’Unità era a via dei taurini.
Mi sembra tutto. Per smentite, aggiunte o integrazioni, lasciate un commento.
Fotoistituto Luce del bombardamento umanitario anglo-americano del 19 luglio 1943, rispettivamente piazza dei sanniti e piazzale tiburtino.

10 agosto 2008

desideri


E' piuttosto improbabile che io vada in cerca di stelle cadenti stasera, ma in caso contrario il desiderio (illustrato) sarebbe il seguente: mettere nell'armadio l'oggetto a sinistra e togliere dall'armadio gli oggetti a destra.

01 agosto 2008

illusioni



Stamattina mi trovavo a passare dentro l'università e con grande sorpresa ho visto due striscioni davanti a giurisprudenza.
"Operai e studenti uniti nella lotta", suona un po' anacronistico oggi, ma è l'impegno che conta.
Giorni fa avevo amaramente rilevato come le proteste contro la riforma delle università-fondazioni arrivassero dai rettori, piuttosto che, come è sempre successo in passato, dagli studenti.
Allora, nonostante sia il primo agosto, ho pensato che ci fosse traccia di vita tra gli studenti universitari.
L'illusione è durata un attimo, il tempo di vedere il camion "Tranquilli". Era solo un film.