27 novembre 2007

Loins of Punjab Presents

(India 2007) di Manish Acharya con Shabana Azmi, Ajay Naidu, Ayesha Dharker, Seema Rahmani
Un'azienda indiana di carni suine impiantata negli Stati Uniti organizza uno sgangherato concorso per nuovi cantanti, il Desi Idol, ispirato all'American Idol. Chiusi in un albergo per tre giorni, rapper bhangra, ricche grandame (Shabana Azmi, star di Bollywood al suo primo ruolo da cattiva), adolescenti segregate, omonimi di Saddam Hussein, casi di varia umanità vengono via via selezionati fino alla rocambolesca proclamazione del vincitore.
Opera prima, affresco corale alla Altman nonostante il low budget, di Manish Acharya, regista ma anche sceneggiatore e attore, piace ovunque viene presentata e non, come invece aveva previsto, "solo alle 10 persone appassionate sia di bollywood che di woody allen". Visto ad Asiaticafilmediale, difficilmente uscirà in Italia, dove comunque il doppiaggio ucciderebbe battute e atmosfera.

24 novembre 2007

manifestare

Settimane fa c'era qualche buontempone che affermava che tra le numerose occasioni in cui ci si poteva mobilitare in questo autunno, l'unica per cui valesse la pena erano le primarie del partito democratico.
Secondo me è esattamente il contrario: mi sembra che ogni settimana c'è una manifestazione a cui sarebbe giusto partecipare.
Oggi è in corso la manifestazione delle donne contro la violenza maschile. Appoggio completamente questa manifestazione, ma non partecipo perché gli uomini sono stati invitati a non partecipare, secondo me giustamente, perché con la presenza degli uomini la manifestazione si ridurrebbe a una grossa farsa, visto che a parole non c'è nessuno che non sia contro la violenza sulle donne e sicuramente avrebbero partecipato i Fassino, i Rutelli e i Veltroni, per non dire di peggio. Avrebbe partecipato anche chi è andato al family day o chi ha sfruttato l'omicidio di Giovanna Reggiani in chiave razzistica. Invece così gli uomini non sono andati, mentre le donne che hanno cercato una ribalta gratuita, dall'Ugl alla Turco, dalla Mussolini alla Carfagna e alla Prestigiacomo, sono state giustamente invitate ad andare altrove.
Il 17 novembre c'è stata la manifestazione a Genova, a sei anni dal G8, mentre nelle aule dei tribunali si cerca di far passare le vittime dalla parte dei carnefici e in quelle del parlamento si nega una commissione di inchiesta e intanto si va avanti a organizzare un altro G8 in Sardegna nel 2009.
Il 10 novembre c'è stata la manifestazione contro il nucleare, a 20 anni dal referendum, mentre l'enel acquista centrali nucleari nell'est europa e in Italia c'è il problema dello smaltimento di rifiuti nucleari di decine di anni fa (sembra che quelle che sono in Italia - conservate in siti ad alto rischio di contaminazione - provengano da centrali nucleari americane; quelle delle centrali italiane si sospetta siano finite in Somalia, cercando di indagare su questa storia sono stati uccisi due giornalisti rai anni fa). E la lobby delle nuove centrali, nucleari e non, lavora a pieno regime per convincere l'opinione pubblica.

E poi ci sono le manifestazioni future.
Il 1 dicembre ci sarà la manifestazione nazionale per l'acqua pubblica, con la speranza che la battaglia per l'acqua si possa estendere a tutti gli altri beni comuni.
E il 15 dicembre a Vicenza c'è la manifestazione internazionale contro il raddoppio della base americana. Siamo già stati a Vicenza a febbraio e il no alla base, che è anche un no alle guerre presenti e future, ha fatto strada ovunque, in Italia e all'estero, eccetto che in parlamento e nel governo. Ma Bush è agli sgoccioli, nel 2008 smetterà di fare danni, mentre noi ci siamo sempre, "pronti a rompere i coglioni" come dice la Banda Bassotti.

09 novembre 2007

la vendetta delle figurine

L'idea delle figurine del manifesto non mi era inizialmente piaciuta, la trovavo inappropriata, frivola e consumistica. Del resto in passato non apprezzavo il gambero rosso in allegato, con i suoi vini e ristoranti esosi (almeno per l'epoca, poi dopo il caro-euro quei prezzi sono diventati normali), oppure una rivista formato lenzuolo, mi pare che si chiamasse extra, in cui i tanti esperimenti grafici (esplosioni di colori, caratteri diversi, frasi di traverso) facevano dimenticare il contenuto.
Se l'obiettivo è aiutare economicamente il manifesto, pensavo, avrei preferito fare un'offerta piuttosto che comprare le figurine.
Probabilmente argomentavo così in una classica conversazione di coppia da domenica mattina, unico giorno in cui ci si può svegliare naturalmente, senza suonerie di sveglia, e una volta svegliati non c'è nessuna buona ragione per alzarsi.
Lei mi ha chiesto delle mie raccolte di figurine da piccolo.
Che poi consistevano principalmente nei calciatori panini. Infatti nel dialetto delle mie parti, piuttosto limitato in numero di parole, le figurine si chiamavano "i giocatori". E "li fai i giocatori di gesù di nazareth ?" voleva dire "effettui la raccolta di figurine di gesù di nazareth ?" (la risposta era "no, già ce lo propinano ogni anno in tv").
Ho parlato della strategia di raccolta, all'inizio con l'album vuoto conveniva comprare molte bustine, poi, a un certo punto che tutti riuscivano a individuare, si smetteva di comprare e si proseguiva con lo scambio dei doppioni. Che all'occorrenza, servivano anche per fare una specie di gioco d'azzardo che consisteva nel tirare delle manate per terra cercando di far rigirare sul retro le figurine. Chi le faceva rigirare vinceva e se le prendeva: si poteva facilmente riconoscere uno che giocava così perché i suoi doppioni acquistavano una forma convessa.
Gli album avevano una impaginazione diversa a seconda della serie della squadra. La squadra di serie A aveva due pagine, foto di tutti i giocatori su una singola figurina, foto per la squadra e anche figurina speciale con un logo, detta "scudetto". La squadra di serie B aveva di norma una pagina sola e su ogni figurina c'erano due calciatori. La serie C aveva solo la foto della squadra oppure il logo in piccolo, due o tre per figurina.
Un anno, per un errore di confezionamento, le figurine della serie C non si trovavano, nessuno ne aveva, tanto che qualcuno aveva persino incollato le pagine della serie C per non vedere quel vuoto. Solo Pierluigi, "il figlio della mammana", diceva di averne una, perché l'aveva trovata in una bustina comprata a Ferrara, in visita da parenti: "a Ferrara le figurine di serie C si trovano come qui Gentile o Cabrini".
Io non sapevo se credere a questa storia, tanto più che a me mancavano sia Gentile che Cabrini. Finché una mattina, dopo qualche giorno senza figurine perché l'unico giornalaio del paese le aveva finite, si sentirono le urla di gioia di qualche compagno di scuola: "ho trovato l'Acireale e la JuniorCasale". Per qualche minuto siamo tutti morti d'invidia, finché non abbiamo realizzato che era arrivata una nuova partita non difettosa di figurine.
Quell'anno mi adattavo anche a comprare una merendina di qualità scadente (all'epoca non esistevano gli hard discount) apposta perché in regalo nella confezione c'era una bustina di figurine. Credo costasse 100 lire, mentre una bustina singola costava 50. Il sapore di pan di spagna umido (che rimaneva attaccato alla base di cartoncino) e della marmellata industriale si fondeva all'odore di camomilla delle figurine.
E li completavo? Sì, almeno due o tre li ho completati con le mie sole forze, altri con l'aiuto della richiesta dei numeri alla panini (elencare i numeri mancanti sulla cartolina postale, strano oggetto che ora credo non esista più). Poi ho scoperto che era possibile comprare per 5000 lire un album arretrato intero con tutte le figurine da attaccare (ci voleva molto tempo, ma da piccoli se ne aveva), e io ne ho approfittato per riavere quelle annate in cui avevo distrutto l'album per maltrattamenti infantili (del resto da piccoli occorreva una rotazione a tutto braccio per girare le pagine). Mi ricordo che mi arrivò così quell'annata 76/77 in cui i calciatori erano raffigurati con un tondo in cui c'era la foto in primo piano e sotto, più grande, una foto in azione di gioco. C'era quella figurina di Nello Saltutti, della Sampdoria, che tirava verso l'obiettivo, e da bambino mi sembrava davvero che il pallone mi venisse in faccia. Nello Saltutti è morto, faceva parte di quei giocatori della Fiorentina anni '70, che si sono ammalati uno dopo l'altro a seguito, si pensa, di "cure" dopanti.

E le tue raccolte di figurine, invece ? Io ne ho fatte poche, mi ricordo quello di Camilla Milla, però mi compravano poche figurine. Ce le compravano solo se io o mia sorella eravamo malate. E l'album era quasi vuoto. E poi la stoccata finale. Che a me da adulto non interessano le figurine perché ho esaudito tutti i miei desideri da bambino, mentre lei no (che poi non è vero per niente, secondo me, ma non importa).
Insomma, si sarà capito, abbiamo iniziato la raccolta di figurine del manifesto. Che mi tocca spesso anche attaccare, perché quello che a lei piace è soprattutto aprire le bustine. Però come diceva uno che non è stato messo nelle figurine: "L'amore è servizio e perciò nel servizio si rallegra".
A proposito, a qualcuno mancano Gramsci, Che Guevara, Sacco e Vanzetti o Anna Kuliscioff ?

Update: su richiesta di Ed, pubblico la figurina di Veltroni, che però era già attaccata, assieme alla sua didascalia.
E in più la didascalia di Occhetto, che ho trovato molto divertente anche se un po' amara.


07 novembre 2007

un paese razzista

Mi sono sempre chiesto come sia potuto accadere che un paese si ritrovi improvvisamente razzista istituzionalmente, come è avvenuto in Germania all'avvento del nazismo. Di come il razzismo sia via via uscito dai pettegolezzi, dalle storielle, dalle battute sottovoce per arrivare nei discorsi di tutti, nei manifesti, nei cartelli e infine nella legislazione.
Alla luce di alcuni episodi accaduti in Italia negli ultimi tempi ho le idee più chiare, però francamente avrei preferito tenermi la curiosità e non vivere tutto questo.

Il simpatico cartello nella foto si trova appena fuori Monselice, sulla strada che porta a Padova. Monselice è dove anni fa, con un pestaggio stile Genova, è stato sgomberato il laboratorio "no war". Però, sgombero a parte, a Monselice (come anche a Padova) si possono vedere segni di antagonismo e non accettazione dell'esistente (attualmente c'è un comitato di lotta contro la costruzione di un ascensore insensato per salire alla rocca che sventrerebbe una montagna). In altre città in cui sono passato, come Treviso o Verona, al contrario, non mi è sembrato di vederne: tutto pulito, ben tenuto, ma perfettamente incanalato nel modello di vita "produci, consuma e crepa".
E anche "pensa ad accumulare per te stesso e costruisci recinti per escludere gli altri".
Una notte ho dormito in un paese chiamato Paese, anzi in una sua frazione che non si chiama Frazione, come da mia scontata battuta, ma Castagnole. Ho saputo che nel comune la Dc prendeva il 65% alle elezioni. Tutto questo bacino elettorale si è spostato uniformemente dieci anni fa nella lega nord.
Il processo di traslazione dell'egoismo in politica è quindi radicato e in un certo senso così cresciuto che quasi sfugge di mano ai suoi fautori, se molti comuni, tra cui ultimo e più famoso Cortina, hanno votato per lasciare il Veneto ed entrare in altre regioni.
A Roma, la città delle spedizioni punitive anti-rumeni, ci si illudeva di aver seguito una strada diversa, solo per avere eletto sindaco prima Rutelli e poi Veltroni. E invece gli umori del paese sono uniformi, e il governo li ha assecondati.