01 maggio 2013

primo maggio

“Negli ultimi vent’anni la mia vita si è completamente identificata con il movimento operaio americano di cui sono parte attiva. Secondo le ultime statistiche, ci sono negli Stati Uniti 16.200.000 operai. Sono questi che con il loro lavoro creano tutta la ricchezza del paese. Come operaio ho condiviso quelle che mi appaiono le giuste rivendicazioni della classe operaia. Ho difeso il suo diritto alla libertà, il suo diritto di disporre del proprio lavoro e dei suoi frutti. Sono tra quelli che considerano sbagliato, nei miei confronti e del mio prossimo, e ingiusto verso i miei compagni, che io, schiavo salariato, riesca a fuggire dalla mia condizione diventando a mia volta un padrone e un proprietario di schiavi. Non voglio farlo; non voglio essere né l’uno né l’altro. Se nella mia vita avessi scelto un’altra strada, oggi potrei passeggiare nei viali della città di Chicago. Ma ho scelto la mia strada, e oggi sto qui sul patibolo. Questo è il mio delitto. Sono stato infedele e traditore verso le infamie dell’odierna società capitalistica. Se per voi questo è un delitto, confesso di essere colpevole.” 

Dal discorso pronunciato dal militante sindacale Albert Parsons, 39 anni, sposato con Lucia Gonzales (anche lei militante sindacale) e padre di 2 figli, prima di essere impiccato l’11 novembre 1887 per i fatti di piazza Haymarket, a Chicago, che seguirono il primo sciopero generale nazionale degli Stati Uniti, il 1° maggio del 1886.
Ad Albert Parsons (e agli altri 11 martiri di Chicago condannati a morte con lui, e alle centinaia di migliaia di scioperanti in lotta quel giorno per le 8 ore di lavoro) si deve il primo “1° maggio” del mondo, che dal 1889 il movimento operaio internazionale decise di celebrare ogni anno come giornata di lotta dei lavoratori (e non degli industriali) di tutti i paesi.

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